Un cerchio che
gira per gioco, un fiocco di nastro a farfalla, un’aria d’opera
che s’inalbera in aria, i lumi a petrolio, il tagliacarte
d’avorio che consente di sfogliare quel libro, ah, il carovita e
i soldi che valgono meno in quel dopoguerra!
Altri tempi, altre bambine. La scuola, la cannuccia, il
calamaio, la cartella. La casa della nonna, il giardino, la
fantesca (Palmira, teniamola a mente, perché conta e come se
conta!). C’è stata la guerra, la Grande guerra si dice. Adesso,
che è dopo, all’appello mancano in tanti. Fra i tanti anche il
papà di Rosina, così dice Palmira, così tace la nonna.
La nonna che canta in giardino, che legge libri importanti,
che zappetta gentilmente la terra per far nascere i fiori, con
gesti di grande eleganza. La nonna è una vera signora. Sa sempre
se è adatta un’amica per la nipotina, se è adatto un vestito o
un cappello, adatta la circostanza. Volentieri sorvola, elude il
discorso, e quel discorso, pensa Rosina, rimane sempre
nell’aria. La nipotina la segue, l’ammira, l’adora. La bambina
che è quieta, forse vorrebbe somigliare un tantino alla mamma,
che era un po’ discola e saltava i fossi come Pinocchio. Anche
la mamma non c’è. E anche su questo si tace, tranne quando
talvolta la nonna, nascondendo una lacrima, la nomina quella sua
figlia che se n’è andata.
Così Rosina non ha né mamma né babbo. Ha solo la nonna e
Palmira, che dice alle amiche che la sua signora per la bambina
deve fare per quattro. Fino a quel giorno che s’apre “come un
tema”, “come nei romanzi” e dà inizio alla storia che vede a
terra la nonna, lo scompiglio in famiglia, il ricovero in
ospedale. Il primo atto sta per finire quando Palmira, fra casa,
ospedale e bambina non regge e reclama il collegio.
Il collegio è un po’ una terra di mezzo. Sta fra Rosina e
Annetta. Forse prepara Rosina al transito in Annetta. Dura
parentesi, il collegio; manca la nonna e la vita dolce nella sua
casa. Da non farcela proprio, da non farcela più. Finché non
compare un nonno. Nemmeno sapeva di avercelo Rosina, quel
nonno di mare, il Comandante, il padre di papà. Da dove salta
fuori? Vaghe le allusioni di nonna e di Palmira:
…navigante…nonno di marina, come suo papà.
Di poche parole, di puntuale ironia, quel nonno solo, abitante
in un borghetto di mare, porta via Rosina dalle suore di città.
E la porta nella sua casa arrampicata, là dove può controllare
l’umore dei venti che spostano il mare, sapere prima quando farà
bello e quando brutto tempo, e dove chiama sua nipote Annetta
invece di Rosina.
Beatrice Solinas Donghi, attingendo a uno straordinario
repertorio, richiama ancora una volta, e ancora da un passato
che qualche volta sa di ricordi, la sua bambina, resa interprete
di un personaggio nuovo per una storia tutta nuova. Una storia
di identità, di radici nascoste e riconosciute, con segreti che
vengono a galla. Dissapori ed amori, torti inflitti e subiti,
rancori sopiti ritornati di attualità. Ma guarda un po’ i
vecchi! E in cima a tutto, lei, la bambina, forse contesa, forse
pretesa. Prima Rosina (per compiacere la nonna). Poi
Annetta (per compiacere il nonno). Prima costretta e
protetta, poi libera, nuova, come uscita appena dal guscio.
Cresciuta.
Questa è una storia di tempi che scadono, di stagioni che
incalzano e portano le novità che riguardano il tempo che passa,
i nonni che si fanno più vecchi (e chissà che non
riescano a intendersi!) e i bambini che cambiano tanto.
Da non riconoscerli. Soprattutto le femmine. Che s’avviano a
diventare così diverse da esigere anche un nome diverso…
Bambine, poi ragazze. Rosine, poi Annette. Con la sorpresa (si
veda il finale ), di sospettarsi già donne.
Rosina, poi Annetta ha vinto il
Premio Il Gigante delle Langhe 2004.
Beatrice Solinas Donghi, Rosina, poi Annetta, postfazione di
Antonio Faeti, Fabbri (I Delfini), 2004, p.242, € 8,00.
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