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Bernardo Atxaga
Un uomo in codice
traduzione di Leonardo Dehò
Salani, 2003, p.144, € 10,00
ISBN 88-8451-035-X

 


 

 

 

Quel che pensò Martίn Saldίas andando in guerra

 

E’ da lì che parte l’equivoco. Lui, Martìn Saldìas, marinaio di lunghe traversate, testimone di silenzi inconcepibili se non per mare, lui che si fa chiamare Sara. E non è donna. E’ uomo “grande e grosso, un marcantonio il cui peso sfiancava i cavalli”.

Sara, nome in codice. Sara, l’equivoco; Sara, la sua salvezza, una prima volta e anche la seconda. La causa dei carlisti è la sua causa; lui, Martίn Saldίas, il marinaio, conquistato all’ideale, parte per la guerra. Non ha fucile, non si addice al ruolo, e l’arma che imbraccia non si vede. Perché Martίn Saldίas è spia.

Un uomo in codice, romanzo di Bernardo Atxaga, narratore, poeta, saggista basco, ambienta la vicenda di Martίn Saldίas ai tempi della prima guerra carlista, all’indomani della morte di Ferdinando VII, e allo scontro che ne segue fra le fazioni avverse, i seguaci di Don Carlos e i liberali della reggente Maria Cristina.

La guerra scelta da Axtaga è una guerra tradizionale e lontana. Di quelle che si facevano con i cannoni, le baionette, le pistole; guerra di spie che andavano a cavallo. Vista dall’interno, ma considerata in prospettiva, diventa l’esempio passibile di questo giudizio preso per intero: che la guerra giusta, seppure così pensata nell’ideale e nella buona fede, non esiste. A tanto arrivò Martίn Saldίas alla fine delle sue vicende.

Storia, avventura, intrigo. Il genere s’apparenta, si mescola, si contamina. S’insedia dischiudendo orizzonti di eroismo e di gloria? Piuttosto sembra che nell’intreccio, nell’incalzare dei fatti narrati, il genere perda mordente a favore di altre ragioni. E la guerra diventa “viaggio”, coscienza di sé che muta orizzonti.

Prima però l’azione, la messa in guardia, lo sconcerto di scoprire l’amico che è nemico.

L’amico. Che sia lui la spia, l’altra, quella del campo avverso, il bugiardo che dietro il sorriso, l’arte del cuoco, l’abilità del traduttore, cela l’inganno e ordisce la congiura? Parandosi le spalle, Martίn Saldίas non s’accorge dello sparo che gli arriva al petto. E’ nel dolore, nel delirio della febbre che s’affaccia per la prima volta una prima verità.

Chi è il nemico che si spaccia per amico? In fondo deve somigliargli. Non fa forse lo stesso suo mestiere, quello che fa lui, Martίn Saldίas, la spia? E se il nemico è l’amico, il compagno di studi ritrovato in guerra, allora è proprio persona a lui molto vicina, somigliante, quasi uguale; non si sono formati alla stessa scuola, nello stesso ambiente, assieme? Perché la sua azione, quella del nemico-amico, dovrebbe essere di minore nobiltà rispetto a quella da lui intrapresa?

Ma cosa ha spinto Martίn Saldίas lontano dal Café Arenal (in fondo la sua famiglia di Bilbao), dagli amici che lì incontrava, dalla donna che ne è padrona e che oscuramente s’affaccia alla sua mente, beffarda e critica, a contrastare la sua bell’anima di idealista della causa della religione e di Don Carlos? Perché Martίn Saldίas, dopo aver badato a quella voce,  guardando i volontari e trattenendo il fiato di fronte al generale, non sente così forte,come ha sentito fino allora, il rimescolio del sangue e l’orgoglio di quell’appartenenza?

Dubbi che a poco a poco intaccano e vanno a sgretolare la sua piena fede di fronte alla meschinità delle motivazioni e delle azioni che portano alla guerra.

Dubbi, ancora dubbi. Perché la bellezza dell’eroe che rifulge da lontano, quando si fa vicina rivela imperfezioni e qualche crudeltà? Che cosa dicevano del generale i cronisti d’epoca? Che era cordiale, che risollevava il morale delle truppe. Chi, il generale? quello che faceva fucilare a caso uno dei suoi per dare l’esempio agli altri ? Che cosa diceva quella informazione? Non era informazione ma propaganda, gli suggerisce la sua coscienza critica che ha la faccia della padrona del Café Arenal.

Di tassello in tassello, Martίn Saldίas mette assieme un’altra verità. E quando l’ha guardata in faccia, cosa gli dice questa verità? Che cosa dice a Martίn Saldίas, che s’era illuso di trovarla tutta intera da una parte sola, la parte da cui stava, spinto dalla famiglia, dalle proprie convinzioni, dalle idealità?

Cosa diceva e cosa gli dice ancora la padrona del Cafè Arenal? E cosa si dice alla fine Martίn Saldίas?

Congegnato con le attese della narrativa di genere, dall’intrigo all’indagine, dalla scoperta all’azione, dall’avventura alla guerra, il romanzo varca questi steccati per consegnarci un’immagine forte e unitaria, un messaggio sentito, affidato al travaglio di una coscienza. Indimenticabile il protagonista, personaggio che incarna il dramma dell’uomo che pensa. E messi in fuga i fantasmi della retorica, guarda limpidamente alla complessa verità della vita. (r.p.)

 

 


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