Erano, i
tempi di Margherita, tempi di patrioti e di briganti.
Dalla casa di città a Firenze, nel Granducato di Toscana,
trasferirsi in villeggiatura a Castelforte, nello Stato pontificio
di Romagna, comportava rischi e disavventure. Da vedere la morte
in faccia, paludata dal cencio in volto e la pistola in mano,
divisa di rapina per chi intendeva assaltare la diligenza che
trasportava i ricchi per depredarli dei loro beni da donare
ai poveri. Nell'anno 1846, la Romagna non era "dolce paese",
come la chiamò in seguito il poeta, perché la
miseria e la paura dominavano le contrade che si estendevano
dall'Appennino fino al mare. Era terra avara la Romagna, allora,
terra che andava dissodata; ed anche terra di conquista, predata
da fuorilegge, percorsa dai brividi della cospirazione, dagli
ideali di un'Italia unita.
Ma tutto questo Margherita ancora non sapeva, affacciandosi
a quell'estate, che la sorprese nel transito cruciale che dall'infanzia
va all'adolescenza.
Il Risorgimento italiano, che in quell'anno del racconto entra
nella fase delle riforme, non è solo il fondale delle
vicende del romanzo ma l'ideale che s'incarna e condiziona da
vicino la vita di ogni personaggio dalla sua singola posizione,
come il corso degli eventi che la Storia si è già
incaricata di perseguire. Qui riproposti da un "interno"
di vita vissuta, a coinvolgerci nel senso di un'epoca, attraverso
lo sguardo di una bambina pieno di lungimirante futuro.
Donatella
Bindi Mondaini
Il brigante e Margherita (Le letture)
illustrazioni di Grazia Nidasio
Edizioni EL, 2001, p.152, Euro 6,20
ISBN 88-477-0731-5
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