Diventare
ricco, fare curare mamma, sottrarre la sorellina all’angolo di
quella strada dove č costretta a vendere panini, comprare un
pullman nuovo per papā….Magari il santo Salazar lo fa davvero
il suo miracolo. Bastano le preghiere giuste e soprattutto un
po’ di soldi (forse un po’ di pių di un po’), fatti
scivolare come offerta attraverso la grata che cinge la sua
tomba. Cosė fantastica Farid, il ragazzino del racconto.
Ogni
paese ha i santi che si merita e, in Pakistan, fra Dadu e Sehwan,
č venerato questo santo che ha fama di volare alto nel
cielo come aquila, e chissā se vorrā fare la grazia alla mamma
di Farid di tornare sana, agile, e svelta
come un gatto.
Sul
pullman scassatissimo di papā che porta uomini e animali, in
affollamento e confusione di colori e clamori, al mercato di
Sehwan, il bambino vende i suoi biglietti. E vede saettare il
gatto nero a terra, e sfrecciare l’aquila nel cielo. Che il
santo abbia fatto il suo miracolo, prendendo le preghiere sue e
di mamma cosė alla lettera?
Poetico
componimento che risolve all’interno della propria forma,
secca, annotativa, propria del taccuino di viaggio da cui č
originata (per confidenza finale dell’autore), la sostanza del
suo lieto indagare
nell’anima di un’infanzia ancora intatta, in bilico fra
realtā e fantasia.
Hans Hagen
Il gatto e l’aquila
illustrazioni di Philip Hopman
traduzione di Laura Pignatti
AER, 2002, p.64, Euro 10,00
|