Era lucente come
oro vero, la Corona Ferrea che posò sul suo capo quel 26 maggio
del 1805.
Diventò Re d’Italia alla presenza di Nobili Prelati Ufficiali
Ambasciatori Cittadini e, troppo intento a pronunciare la frase
che sarebbe entrata di filato nella storia (“Dio me l’ha data,
guai a chi me la tocca!”), Napoleone Bonaparte, Imperatore dei
Francesi, non s’avvide di quel colore rosso che gli si era
impigliato fra le dita.
Un sospiro di sollievo allargò il cuore dell’Arciprete e del
Fabbriciere di Monza e anche dell’ispettore capo di Milano.
L’imbroglio aveva funzionato, la corona d’ottone strofinata con
il pepe rosso sembrava d’oro.
Adesso, l' Arciprete, il Fabbriciere, l'ispettore non potevano
mancare l’altra cerimonia.
Fuori città, in campagna, nella legnaia di un cascinale, c’erano
“i re del mondo” che stavano per incoronarsi. E questa volta, la
corona che a turno avrebbero posato sulla loro testa sarebbe
stata la corona vera.
“Erano bambini. Bambini e bambine, per la precisione. Tre
bambini, due bambine, due ragazzini e una ragazzina, per essere
ancora più precisi. Erano vestiti male e senza scarpe. Figli di
lavandaie, facchini, barcaioli, contadini”.
Due corone, due cerimonie. Il fasto dell’imperatore avido e la
beffa della corona falsa. Il gioco dei bambini e la corona vera.
Di mezzo, il furto della corona vera, la sostituzione con la
corona falsa, l’indagine dell’ispettore, e vari ladri. Chi ruba
a chi e perché. Ogni ladro con la sua motivazione. Un Visconti a
corto di denari, memore dell’appartenenza della corona alla sua
famiglia, un Templare in incognito, intenzionato a restituire al
Duomo di Monza il tesoro sottratto, una “ragazzina dai capelli
neri fino a metà schiena” e i suoi compagni altrettanto bene
intenzionati ma anche desiderosi di fare il loro gioco.
Un “giallo” che
diventa oro. Il genere oltrepassato da una scrittura tersa,
classica. La propensione dell’autore a compenetrarsi
nell’ambientazione dell’opera, i luoghi, le atmosfere, quel
cielo di Lombardia che “è così bello, quando è bello” procedono
all’illusione di un Manzoni attuale. Non mancano alla
suggestione altri quadri d’autore, illustrazioni di
straordinaria pittura: paesaggi, interni, meditate figure.
I re del mondo ovvero la Corona Ferrea rubata, è
il primo volume di un progetto editoriale accurato, una nuova
collana, “Di Tesoro in Tesoro”, ideata da Carthusia, che prende
spunto da oggetti, reperti e tesori del passato per costruire
storie appassionanti che alla storia di quegli stessi
riconducano. Completano infatti il volume sintetici apparati
“per saperne di più”.
Roberto Piumini
I re del mondo ovvero la Corona Ferrea rubata
illustrazioni di Gianni De Conno
testi informativi di Marilena Caimi e Enrica Meregalli
Carthusia ("Di Tesoro in Tesoro"), p.88, € 10,90 ISBN
88-87212-55-4 |