racconti e romanzi 
 
 
Katherine Paterson                   

Un Ponte per Terabithia
                                                 

                                                              

 

 




Dal libro al film.
Il classico di Katerine Paterson da cui è stato tratto
il film della Disney, in programmazione nelle sale
italiane.
                                                                  
                                                                  


Alzarsi all’alba, mungere la mucca, allenarsi per la corsa, disegnare animali strani di nascosto. Un futuro così, già segnato. A casa, dove la vita s’angustia di stenti e incomprensioni; a scuola, dove spocchiosi e bulli t’aspettano al varco e insegnanti ottusi non s’accorgono di quello che succede attorno.
America profonda, paese di campagna, teatro definito, scena chiusa, con un’unica via d’uscita: il centro commerciale in città, meta annuale di meraviglie.

E’ negli occhi di Jess che scorre questo desolato paesaggio, è lui, il ragazzino della quinta classe elementare di Lark Creek, il punto di vista da cui procede il romanzo, che ha un sussulto improvviso e s’illumina di novità e di speranza quando sulla soglia dell’aula compare una nuova ragazza.

Leslie Burke è l’intrusa, la cittadina arrivata in campagna con la sua famiglia di intellettuali un po’ hippie; darle addosso è il primo pensiero del gruppo che già ha espulso Jess Aarons. Fra diversi, scatta l’intesa. E dopo avere preso qualche misura, Jess Aarons fa i suoi primi passi in direzione di Leslie. Confronti. Chi sono io, chi sei tu. Io (Jess Aarons) sono timido, goffo, non valgo; tu (Leslie Burke) con la tua elegante falcata sbaragli la corsa dei maschi; incanti la signora Myers, l’insegnante frustrata, con la tua grazia e la tua intelligenza, ti attiri l’invidia di tutta la classe che non vuole saperne di te. Come succede a me (Jess Aarons) seppure per opposti motivi.

Spinta potente ad avvicinarsi, la comune radice dell’isolamento e della solitudine. Ma mentalità ed educazione profondamente diverse, come diffidenze e pregiudizi trattengono uno slancio istintivo. Decisivo nel determinare il legame fra i due ragazzi,  il progetto di Leslie.
Leslie legge, ama le storie che legge, ne parla da fascinatrice, irretendo in un mondo sempre più magico l’amico. Fino ad aprirgli le porte di un regno di cui loro due saranno i regnanti.

Sulle suggestioni di Narnia si fonda Terabithia, luogo segreto, di miti, capanna nel bosco, mondo magnifico che dà cittadinanza a valori di verità e bellezza, esalta il primato della fantasia da cui sgorga copiosa una realtà nuova, fatta di ruoli esaltanti (io sono la regina e tu il re e il cagnolino che mi hai regalato, il Principe Terrien, nostro scudiero e sconfiggeremo i mostri nemici e invocheremo gli spiriti buoni, là nel nostro sacro boschetto). A Terabithia, al di là del torrente, nuova frontiera, adesso esplorata, s’entra con volo diretto aggrappandosi alla corda di un melo.

Di là e di qua, di qua e di là, su quell’altalena che separa un mondo dall’altro (e non è un mondo fantasy). Di là c’è uno spazio che scopre Jess a se stesso davanti a Leslie, come già confusamente avveniva al cospetto della insegnante di musica. Smarrimenti di crescita, fugati dal gioco infantile di viaggi segreti, e sorrisi su quei viaggi segreti, per magie naufragate sull’incontinenza di  un cucciolo, che è il tuo scudiero. L’ironia è un dono che illumina la fantasia e dà smalto alla più banale delle realtà.

Premonizioni, inquietudini, avvisaglie attraversano il romanzo. Paure improvvise, timori confusi, il tempo che cambia, la pioggia che sembra un diluvio; il torrente che separa il resto del mondo da Terabithia si gonfia e si fa minaccioso. Meglio aspettare, che i tempi cambino che le acque si plachino. Così Jess diserta l’appuntamento con Leslie.

Classico moderno della letteratura per l’infanzia, questo romanzo fa irrompere la morte sulla scena dell’infanzia. Struggente, doloroso e sincero, non tralascia alcuno dei passaggi penosi e obbligati che accompagnano il lutto, facendo però intravedere nel buio la luce di un ponte. Il ponte per Terabithia è la vita che riprende e continua.

Katherine Paterson è nata nel 1932 in Cina. Ha vissuto a lungo in Giappone e ora risiede a New York. Per i suoi libri, ha vinto moltissimi premi, tra i quali i prestigiosi Newbery Medal (proprio per questo libro), l' Hans Christian Andersen Award e, nel 2006, l'Astrid Lindgren memorial Award. E' considerata una delle più importanti autrici per ragazzi.


Katherine Paterson, Un Ponte per Terabithia, traduzione di Laura Cangemi, Mondadori, 2007, p.216, € 16,00

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ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
realizzazione grafica di Lena Chiodaroli

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