Certo che non era coraggioso. Si
nascondeva alle spalle dei compagni, chiamava mamma per entrare
nel palazzo e, stretto a lei, mostrava ad Apollonia il suo
ditino magro. Perchè lui, Daniel, l’aveva capito che la
portinaia Apollonia era la strega. Quale strega? Ma la
strega di quella fiaba che gli faceva così paura, quella (lo
dobbiamo proprio dire anche se Daniel non lo dice?) che mangiava
i bambini.
Ed eccola Apollonia, eccolo il suo
ritratto di portinaia, seduta lì nella guardiola – le chiavi, un
pesce secco, un dado, a penzolare alla parete; una tazzina, un
aeroplano, seppur giocattolo di latta, lì sul tavolo: questi i
simboli in mostra del suo lavoro e del tempo triste in cui lei,
con gli altri personaggi della storia, vive.
“C’era la guerra e il pane non bastava per tutti”, c’era la
guerra e “agli ebrei era proibito lavorare”, c’era la guerra e
c’erano i soldati cattivi, c’era la guerra e il papà di Daniel
era dovuto scappare, c’era la guerra e Daniel aspettava l’arrivo
dei soldati buoni... e perché c’era la guerra e gli ebrei non
potevano lavorare, la mamma di Daniel cuciva le lenzuola per le
suore di nascosto, e mandava Daniel in fila con le donne per
avere il pane.
Fino a quel giorno. Quando Daniel,
con il pane in mano e in compagnia dei suoi soliti pensieri, la
paura di Apollonia in primo piano, gridò mamma! prima di entrare
nel palazzo come faceva sempre, ed ebbe finalmente la
conferma....
Si sentì afferrato, una mano sulla bocca, gettato nello
sgabuzzino buio della portineria, giù con il carbone.
....Scc...zitto..., mormorò la mamma, “sono venuti i tedeschi per portarci
via assieme agli altri ebrei”, e Apollonia...
Chi? Apollonia, la strega?
Premio Andersen 2005, questo
libro è scritto da Lia Levi e ancor più narrato dai disegni
splendidi di Emanuela Orciari.
Lia Levi, La portinaia Apollonia, disegni di Emanuela
Orciari, Orecchio Acerbo editore, 2005, p.24, € 10,00 |