Festivaletteratura, Mantova 5 - 9 Settembre 2012. Autori al Festival.
Louis Sachar
, che è ospite di Festivaletteratura, e presenta il suo ultimo libro, Il Voltacarte, qui recensito,  ha risposto alle domande che gli sono state rivolte da Alicenelpaesedeibambini.it.

Louis Sachar è uno dei massimi autori americani per ragazzi. Sachar, che ha scritto oltre 30 libri e  ricevuto prestigiosissimi premi, fra i quali il Newbery Medal e il National Book Award, è conosciuto in Italia soprattutto per il suo libro più celebrato, Buchi nel deserto: del libro, che gli ha fruttato la Newbery Medal, sono state  vendute nel mondo 8 milioni di copie e ne è stato tratto anche un film.
L’edizione italiana di Buchi nel deserto, pubblicata come tutti gli altri romanzi di Sachar dal Battello a Vapore, si è a sua volta aggiudicata premi importanti come il Premio Andersen e il Premio Cento ed è stata recentemente riproposta tra i 10 titoli simbolo della collana in occasione dei primi 20 anni di storia. 
La nota biografica di presentazione, che accompagna Louis Sachar al Festival, ci fa sapere, fra l'altro, che è nato a East Meadow. E, giusto per orientarci geograficamente sui suoi natali, cerchiamo la località.
Google Maps: "East Meadow, New York Stati Uniti; Luoghi: Nassau University Medical Center, East Meadow High School, East Meadow Jewish Centered". Dunque, un ospedale, una scuola pubblica, una sinagoga (già qualcosa per immaginare uno scenario ) e anche due parchi (di cui il motore di ricerca fornisce le foto), uno dei quali si intitola  "Eisenhower Park". Se ci fosse un'altra East Meadow, noi sapremmo che questa, della Nassau University Medical Center, East Meadow High School, East Meadow Jewish Centered, potrebbe essere proprio quella  dove è nato Sachar. La conferma verrebbe  da quel "Eisenhower Park", dove forse Louis giocava da bambino.
Suggestionati dalla rilettura recente di Buchi nel deserto (vedi recensione), alla ricerca di indizi che conducano un po' più vicino all'autore, "imbattendoci" a East Meadow nel nome del parco, abbiamo pensato ci siamo!, è proprio qui! Perché il nome di Eisenhower, attribuito al parco di East Meadow, non può che essere dedicato a Dwigth Eisenhower, noto come trentaquattresimo presidente degli Stati Uniti d'America, nonché risaputo giocatore di bridge. A sorpresa, "Ike" fa la sua comparsa, come personaggio, al tavolo di gioco del bridge nella storia dell'ultimo romanzo di Louis Sachar, Il Voltacarte, in presentazione a Mantova. Quindi, risalendo di suggestione in suggestione, guidati da "Eisenhower", per immaginare qualcosa in più di Sachar, abbiamo concluso che la East Medow della nota biografica debba essere la East Medow identificata da Google.

La recensione. Louis Sachar, ne Il Voltacarte, mette in scena mirabolanti prove di bridge, per esaltare il gioco a lui caro e servirsene per raccontare una storia di formazione. Alton, il diciassettenne timido, maldestro, leale con gli amici e alla ricerca di un posto nel mondo, è il suo personaggio.
Alton, nell'estate decisiva del suo cambiamento, occupa il tempo delle vacanze scolastiche facendo il "voltacarte" di un vecchio prozio. Lo zio Trapp, scorbutico e cieco per malattia, è un giocatore di bridge. Al tavolo da gioco, il ragazzo riferisce allo zio di quali carte disponga, lo zio memorizza e fa le sue scelte. Di bridge Alton non ne sa nulla, né per lo zio nulla deve sapere. Alton rende solo un servizio. E lo rende spinto dai genitori, che sperano di catturare la benevolenza dell'anziano parente ricavandone un'eredità.
Non pensiamo di cavarcela, il bridge raggiunge anche noi. Noi, lettori, al tavolo con Trapp e Alton, Gloria, la partner di gioco di Trapp, e i fantasmi del passato, che tanta compagnia fanno a una affascinante ragazza, Toni, precedente voltacarte dello zio, cui è affidato un ruolo decisivo nella storia.
Anche noi siamo chiamati al gioco, il gioco ci contagia, ci sfida. Messo così, disegnato nello schema, illustrato in ogni mossa, ci sollecita: dai, prova, e noi proviamo. Facendo finta di nulla, silenziosamente come Alton, ingannando anche noi l'insuperato giocatore cieco sul progredire delle nostre abilità, facciamo i primi passi. Non scoraggiamoci se fra le pagine precisissime di istruzioni e schemi, compare la "balena" (vuole dire: salta, se non ti interessa il gioco, procedi pure nel racconto). Ma noi procediamo, accesi da un nuovo fuoco, nel gioco e nel racconto.
La storia di Sachar è storia di coscienze e storia di gioco. L'evoluzione procede per entrambe di pari passo. Alton "cresce". Nel ruolo ufficiale del "voltacarte", cova la mossa. E di mossa in mossa, studiando lo zio, farà il grande salto, approdando da giocatore al tavolo del bridge. Conoscerà sempre più da vicino lo zio e lo zio s'accorgerà un po' più di lui, e la meschina finalità dei genitori, che lo ha spinto accanto allo zio, si tramuterà per entrambi in un rapporto di stima e di affetto. Alton conoscerà dei segreti, che dal passato si riverberano sul presente, condizionando il gioco e la vita, in uno stupefacente alternarsi delle generazioni allo stesso tavolo del gioco e della vita.
La storia di Sachar è davvero una storia di formazione. Prevede l'apprendistato, l'esperienza di mettersi al posto del maestro temporaneamente, di sperimentare la cattedra, scendervi e poi risalirvi, in un'identificazione (strepitosa nel racconto) con  il maestro. Nel progressivo avanzamento, sempre di pari passo, del gioco e della vita. Bello!
(Una appendice del volume chiara e convincente - Come decifrare il linguaggio bridgistico e altri commenti sul bridge -ci inclina al grande passo del tavolo da gioco del bridge).

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Le domande. Abbiamo raggiunto Louis Sachar a Mantova, al quale, freschi della lettura dei libri recensiti (Buchi nel deserto e Il Voltacarte) abbiamo rivolto queste domande e ottenuto queste risposte:

- "Un puzzle di destini da ricomporre e "caccia al tesoro" in Buchi nel deserto; bridge in Il Voltacarte. Cosa c'è in gioco nei suoi libri che parlano di gioco?"
Io credo che il vero dono per il lettore sia la ricerca non la fine, la gioia della lettura in sé. Credo che questa cosa valga per ogni aspetto della vita: la bellezza sta nel viaggio, non nell’arrivo.

- "Tessere per il puzzle, carte per il bridge. Sono i mattoni per quale costruzione?"
In Buchi nel deserto i pezzi del puzzle sono parte del gioco, del divertimento, della soluzione del mistero. Nel Voltacarte a Trapp piace mettere insieme le tessere del puzzle del bridge ma il lettore non prende parte a questo puzzle, come capita invece in Buchi nel deserto. Chi legge legge piuttosto la storia di Alton e dei suoi rapporti e cerca di mettere insieme le tessere del puzzle della sua vita. Per questo non paragonerei da questo punto di vista i due libri.

- "Nel Voltacarte, il protagonista è narratore e addirittura "dà del tu" al lettore, lo chiama in causa. Ha usato altre volte questo artificio? e perché?"
No, era la prima volta che scrivevo nella prima persona e devo dire che però mi ha divertito molto. Sì, essere Alton mi ha divertito un sacco.

- "Perchè scrive libri per ragazzi?"
Direi che io scrivo quello che mi piace scrivere, cercando nello stesso tempo di rendere la mia prosa accessibile ai ragazzi. Poi, io sono un adulto e non mi sorprende che altri adulti apprezzino quello che scrivo. Mi piace scrivere ma non ho mai scritto espressamente per i ragazzi o i bambini ma ho sempre cercato di scrivere quello che piacesse a me, in modo tale da coinvolgere anche un pubblico più giovane.

(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it, Settembre 2012)


Dedicati a Festivaletteratura di Mantova anche questi altri servizi:
Festivaletteratura di Mantova 2012. Autori per bambini e ragazzi (vedi)
Buchi nel deserto, recensione del romanzo (vedi)

 

 

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