racconti e romanzi

Dal libro al Film. Coraline è il romanzo di Neil Gaiman, cui si è ispirato il regista Henry Selick, autore del film d'animazione, in visione nelle sale italiane dal 19 giugno 2009.
Coraline uscì in Italia, da Mondadori,  nel 2003, e nello stesso anno, l'editore italiano pubblicò anche un altro libro di Neil Gaiman, I lupi nei muri, "confezionato" insieme con Dave McKean, grande illustratore, suo sodale di molte fantastiche imprese.
Di seguito, una recensione di entrambi i libri.

Coraline e I lupi nei muri sono due opere di Neil Gaiman dedicate ai ragazzi. In entrambe, Neil Gaiman associa come illustratore Dave McKean, con il quale condivide il successo della serie “The Sandman”. Scrittore di spicco della sua generazione (Inghilterra 1960), Gaiman ha vinto prestigiosi premi internazionali per opere che spaziano dalle sceneggiatura di fumetti al giornalismo legato al rock, al romanzo.
I lavori che presentiamo sono rappresentativi di questa versatilità e accomunati da un tema inquietante ("l’altra parte", "l’altrove"), trattato in contesti pressoché speculari, attraverso tecniche narrative molto differenti.
Che ci sia un altrove accanto a noi, un vero luogo che ci sottrae allo sguardo della vita quotidiana, è pensiero infantile di grande concretezza. Identificare spazi che non si vedono, che non sono visti dagli adulti, a cui accedere in totale segreto è esperienza di quell’epoca. Lo sa chi la sta vivendo ma anche chi ha buona memoria e la ricorda. Con grande acume, Gaiman assieme a McKean la recupera. Per gli esiti diversi, e entrambi narrativamente felici, che andiamo a commentare.


Andare di là, dall’altra parte. Abbattere la porta, sgretolare il muro.Togliere la tenda. Attraversare lo specchio. Vedere. Per intero. Tutto. L’altra casa, l’altra madre, l’altro padre. Mettere in scacco il doppio. Superare il limite. Violare l’interdetto. Portare in luce l’ombra. Rivelare. Cosa? Esplorare l’incubo? Aggiustare il sogno? O lasciarli al posto loro, intatti, per poterci ritornare?
Coraline contò le cose blu (153), contò le finestre (21), contò le porte: 13 si aprivano, la quattordicesima era chiusa. Serviva la chiave: lunga, nera, fredda, quando Coraline la sentì in mano. La casa era vasta, vecchia; nel salotto di pochi mobili ereditati dalla nonna, la porta non si apriva.
Vai, Coraline. Gira la chiave. Varca quella soglia.
Il corridoio è buio, budello palpitante e spaventoso. Sembra di entrare in un organismo vivo. Due corpi di uno stesso fabbricato legati da un cordone ombelicale, di là si lascia la casa della luce, del giorno, della vita quotidiana; di qua, si procede all’approdo della notte, alla finzione, a parodie della vita, messe in moto da esseri che di umano hanno solo la parvenza, e neppure tanto convincente, perché guardano con occhi di bottone.
Eppure quello di Coraline è proprio un viaggio, con partenze, stazioni, coincidenze, che quando sembrano giuste poi non lo sono mai, anche tentativi di ritorno.
Il viaggio (prima autonomia), l’amuleto (previdenti le amorevoli vecchine), il bosco (in attesa dell’agguato), la prova (il mostro, il lupo, l’altra mamma, da affrontare e sgominare per liberare gli ostaggi e non cadere prigioniera), l’inganno e la lusinga (qui sarai felice, dall’altra parte non ti si vuole più), l’aiutante magico (anche un gatto nero senza nome), la sfida, la scommessa (se vinci tu mi avrai per sempre, se vinco io sarò libera di andare).
Nell’intrico della fiaba, giocare d’astuzia e anche di coraggio; individuare la falla, vedere il rischio, sgominare la paura. Evitare la rete di quel ragno, e i trabocchetti, le cantine, gli ambienti che ci sono e non ci sono, che abbattono le loro dimensioni e quasi s’appiattiscono e si schiacciano, diventando schizzi, abbozzi, scarabocchi su un foglio tutto bianco. Correre e salvarsi, saltando di genere in genere, di citazione in citazione.
In uno schema che s’inchina alle regole del canone, Neil Gaiman compie una sublime trasgressione. Porta la sua bambina agli inferi, la rende esploratrice dell’ombra e dell’oscuro, in un paese che concede meraviglie surreali e paure reali, che appronta teatri dove si perpetua l’inganno dell’immortalità, e circhi dove i topi ballano su commissione di Mammona, in attesa di un concerto che celebri incantesimi migliori.
Maestro di illusioni, Gaiman mette Coraline in guardia dalle illusioni, la serba integra in un luogo dove il doppio è norma: una casa doppia, una mamma doppia e anche un papà, come pure le anziane signorine del primo piano e il domatore di topi dell’ultimo.
Come Alice che osa attraversare lo specchio, Coraline compie il suo viaggio. Da una casa amica, da genitori simpatici e normali, da vicini bislacchi che qualche commistione con l’altra parte forse l’hanno, a un mondo parallelo e oscuro da cui si può tornare. Avendo comunque l’accortezza di serrare bene la porta alle spalle e gettare la chiave nel pozzo, per ovviare ad alcune tentazioni. Perché “l’altra parte” della casa c’è. E forse esercita ancora il suo richiamo.
Neil Gaiman, Coraline, illustrazioni di Dave McKean, traduzione di Maurizio Bartocci, Mondadori, 2003, p.184, €14,80.

I lupi nei muri. Che ci siano, Lucy se ne dice certa. Mentre mamma, papà e fratello s’illudono che siano topi, ratti, pipistrelli. Perché si sa che se “i lupi escono dai muri è finita”.
Avvalendosi dell’opera di Dave McKean, Neil Gaiman realizza, assieme al collaboratore, un albo di grande impatto e di notevole spessore, narrativo e pittorico.
Gaiman ricorre all’esperienza del fumetto, sottolinea l’elemento surreale della storia, abbonda di senso e di non senso, per consentire al suo sodale scorribande nel genere, performance formidabili di esplorazione tecnica. Dalla fotografia al collage, dal disegno alla grafica via computer, dall’impostazione della pagina al taglio che prepara il foglio ad accogliere sequenze da grafic novel, come a predisporsi al disegno, al manifesto pubblicitario, a un richiamo all’ olio e all’acquerello.
Come il precedente, questo racconto prende il via dalla normalità di una casa, grande, vecchia e con un “doppio fondo” anch’essa. Di nuovo abitata da una famiglia, della cui tranquillità non si dovrebbe dubitare: mamma, papà, fratello, e Lucy; ciascuno al proprio posto, pronto ad obbedire alla parte più banale: la mamma a far la mamma, papà il papà, il fratello il fratello, e Lucy?
Lucy è come Coraline. Bazzica “l’altra parte” della casa.
Questa volta, l’altra parte della casa è nei muri. E dai muri, dove si nascondono, i lupi escono, decisi a far baldoria.
La famiglia è in fuga. In fondo al giardino, dove si rifugia, si moltiplicano paure e progetti di espatrio; luoghi sicuri, addirittura nello spazio, pensa il fratellino, per sfuggire ai lupi. Lucy ha un’idea migliore. Riprendiamoci “l’altra casa”, la casa dove prima stavano i lupi.
Loro di là, e noi di qua. Così capovolto, il mondo assume davvero un’ altra dimensione. Gli uni al posto degli altri. A far rumore e a minacciare come prima facevano gli altri quando noi eravamo al posto loro? Alt. La casa è interamente nostra. Tanto di là come di qua, e la rivogliamo per intero. Se ne vadano i lupi!
E così babbo, mamma, fratellino vanno all’assalto delle bestie, alla riscossa della casa. In testa Coraline, condottiero vindice e fiero.
L’inversione della situazione e dei ruoli è strepitosa. L’idea vince. Dialoghi concitati; senso in bilico fra un testo che disvela i suoi intenti paradossali e una rappresentazione figurativa che li contraddice, indicando espressioni di drammatico furore; grandiosa la pagina, ripartita in primi piani, o intenta a raccogliere il compendio del corredo illustrativo, che serra i ranghi preparandosi al gran finale. A Lucy, fissata nell’ultima trovata dell’ironico congedo, anche l’ultima battuta.
I lupi nei muri, testi di Neil Gaiman, illustrazioni di Dave MacKean, Mondadori, 2003, p.56, € 14,80.

(di Rosella Picech, da "Libri in rassegna", Sfoglialibro, Dicembre 2003)

Sempre di Neil Gaiman, vedi anche la recensione di  Il Cimitero senza lapidi e altre storie nere

 

 

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
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