IL DISEGNO, LA PAROLA e qualcosa d’altro ancora
Notizie, considerazioni, recensioni sui libri pubblicati dagli
editori italiani.
La Fiera del Libro per Ragazzi, esclusivamente destinata agli
operatori del settore, quest’anno apre i battenti con una bella
novità. Un padiglione dedicato al libro per bambini e ragazzi,
aperto ai bambini, ai ragazzi, alle loro famiglie, a un pubblico di
non specialisti.
Altre buone notizie accompagnano l’apertura della 51 edizione della
Fiera del Libro per ragazzi di Bologna.
In una situazione economica difficile
qual è quella attuale, che vede l’anno 2013 concludersi con
una flessione negativa del 5,7% per il mercato dell’editoria
libraria, il settore dei libri per bambini e ragazzi registra in
controtendenza un +3,1%, pari
a circa 5 milioni di euro, salendo in percentuale a un 15,4% contro
il 14,1% del 2012 (rilevazione BookScan Nielsen).
Questo per quanto riguarda i numeri. Ma all’interno della
produzione, vasta e variegata, del settore dei libri destinati ai
più giovani, fra i molti fenomeni emergenti, si registra
elettivamente una tendenza, sulla quale vorremmo soffermarci.
Un compendio, un “pesare
insieme”? Se entrate in una libreria per bambini e ragazzi,
e ormai ce ne sono molte, bene attrezzate e decisamente attive nel
proporre iniziative che incentivino la lettura, il colpo d’occhio
non tradisce. La copertina più frequente annuncia un volume che
promette accanto alle parole molte immagini.
Lo fa per tradizione negli
albi illustrati che, destinati alle mani dei bambini, oggi
diventano anche oggetti di culto nella considerazione degli adulti.
L’immagine disegnata sembra diventare indispensabile, tanto da
arrivare a suggerirsi quale compendio della parola scritta, persino
nella narrativa.
In questa nuova prospettiva, anche il concetto di genere viene ad
essere intaccato. In
un certo senso, è come se la “forma” di scrittura fagocitasse il
contenuto. Fiaba? Racconto? Romanzo?
Sfumano i confini, oltrepassando gli steccati delle
suddivisioni canoniche, con dichiarazioni di
debito nei confronti del
fumetto, finalmente
rivalutato.
Tanta fortuna ha avuto e continua a avere
Diario di una Schiappa:
si potrebbe immaginare Greg Heffley senza i suoi “graffiti”? E
l’avanzante trionfo di Rafe
Kahatchadorian nella sua
Scuola Media (ultima
uscita, Mio fratello le spara
grosse) sarebbe consentito a una lettura che non approfittasse
del contrappunto garantito dai caustici disegni che la accompagnano?
Vanno nel segno di adempiere alla loro impresa di buoni libri e
begli esempi, rispetto alle considerazioni sopra esposte, i seguenti
titoli, pronti per la Fiera del Libro di Bologna.
L’uovo meraviglioso di
Dahlov Ipcar (Orecchio acerbo), accuratamente restaurato dalla prima
edizione, si schiude a nuove meraviglie. Nel suo disegno a colori,
che alterna il colore rosa e il colore verde,
per mettere in scena una magnifica preistoria, esatta nei
suoi contorni, poetica nel raccontarsi, narra di un tempo lontano,
un tempo di dinosauri, creature grandi e terribili dei cieli, della
terra e dei mari. Questi lontani antenati vengono designati con i
nomi che conosciamo oggi, nomi ufficiali, ma annotati nei
particolari distintivi, da esemplare a esemplare, con la cura che si
metterebbe nel descrivere una trina, nell’appassionarsi
all’esattezza di un ricamo.
Perché richiamare, una volta ancora, da quell’estinzione così
gravida di conseguenze, quelle ombre che tuttora agitano la fantasia
dell’uomo?
Per raccontare ai bambini una storia. Partendo da un uovo. Bianco,
nel folto della foresta verde, è lì che acceca sulla pagina, in
attesa di una schiusa che stupirà. Una fiaba che racconta la
scienza. La storia del punto di rottura che porterà all’evoluzione.
Dai dinosauri agli uccelli.
Dahlov Ipcar (1917), autrice poliedrica, calca la scena artistica
americana da decenni. Scrive e dipinge. Libri per bambini di tutto
il mondo, dipinti e sculture per i maggiori musei americani. E i
suoi murales campeggiano tuttora sui muri di
molte città del Tennessee e dell’Oklaoma, del Maine e del
Massachussetts.
HILDA. Da Nobrow,
piccola e ricercatissima casa editrice inglese, alla giovane
attivissima Bao Publishing. Luke Pearson (1987) arriva in Italia,
accompagnato dai lusinghieri commenti della critica internazionale,
con la serie a fumetti di
Hilda, pubblicata nei primi due albi:
Hilda e il Troll e
Hilda e il Gigante di
Mezzanotte. Una fulgida apparizione.
Il fumetto, che evoca immediatamente atmosfere magiche e rarefatte,
richiama alla pagina saghe e leggende del Nord. Troll, elfi e
giganti, organizzati attorno alla vita degli uomini. Esseri
dispettosi e complici, forze imprevedibili con cui è bene scendere a
patti, regolare i conti.
Protagonista indiscussa di queste storie, una bambina. Hilda ha i
capelli blu, la testa grande e tonda, gli occhi enormi, grandi
spalancati vigili. Una bambina dei fumetti, una bambina della
realtà. E’ avventurosa, intrepida ma spesso pronta a una opportuna
ritirata. Hilda vive in una valle circondata da grandi foreste,
montagne innevate. Non è sola. Con lei, una mamma e un amico, un
animaletto affezionato e strano. Una vita nella natura, lontano
dalla città, per scelta: Hilda e la mamma sono cittadine confinate
nel loro splendido isolamento, circondate da libri, comodi divani,
tavoli da disegno, che suggeriscono confort, accessibilità allo
studio e al lavoro. Nulla di rustico. Ma fuori…
Fuori, tutt’intorno, brulica una vita estranea alla civiltà e ben
nota alla fiaba.
Nel primo degli episodi, che potrebbe accendere di piccoli spaventi
la notte dei bambini, Hilda gioca un brutto scherzo al Troll
pietrificato nella roccia. Se avesse letto fino in fondo il libro
abbandonato sul comodino avrebbe saputo, a proprio beneficio, quale
disastrosa reazione provocano campanelli e campane nei troll…
Più drammatica, ricca di sfaccettature oscure, posate nel disegno
sulla pagina e suscitate nell’animo del lettore, la seconda uscita.
Che vede Hilda alle prese con l’immensamente piccolo e
l’immensamente grande: elfi pressoché invisibili e “il Gigante di
mezzanotte” dall’ombra immensa ed inquietante.
Disegni ricchi di dettagli, dotati di grande espressività, immersi
nei colori -determinanti nello stabilire tempi e atmosfere,
appartenenza e disorientamento, traumi e ricomposizioni- rivelano
l’accostarsi alla pagina di un autore capace di attraversare generi
e stili con originale destrezza.
Come curare un'ala spezzata
di Bob Graham (Il Castoro). Inquadrature a tutto campo e piccole
vignette fanno procedere una storia semplice, toccante, "girata" da
un grande illustratore, Bob Graham, che s'intenerisce sullo slancio
generoso di un bambino. Voce fuori campo, un testo minimo, a fare da
commento a una storia che si snoda sommessa, delicata, esaltata
dalla suggestione che le forniscono le immagini.
Una città frenetica e distratta corre verso il suo traguardo
quotidiano. Il bambino supera l'ultimo gradino dell'uscita della
metropolitana e arranca dietro la sua mamma. Ha un cappottino
rosso. La gente va di fretta. La gente che si vede ad altezza
di bambino sembra avere solo gambe, tante gambe che camminano. E le
gambe, che non hanno occhi per vedere, non vedono il colombo che è
precipitato a terra. Ma il bambino sì. Forse non subito. E il
mezzo passo che aveva fatto avanti gli è ritornato indietro.
S'inginocchia.
Una scena,
che slitta di emozione in emozione, molto da vicino, attimo per attimo, scruta i sentimenti di
allarme, pena, meraviglia, che si dipingono sul volto del bambino, tutti ripresi nel disegno di una pagina,
che senza parole parla nelle immagini. Fino a circoscrivere
l'immagine grande alonata dal'amore, dalla compassione, che isola
magicamente in un primo piano il bambino con la creaturina ferita.
Presto, in loro soccorso, arriva la mamma e poi anche il papà: il
colombo con l'ala spezzata avrà le sue cure e una casa, la loro
casa. E la vita diventa la vita con il colombo. Si vede, lì sulla
pagina muta, che esulta. Lo si vede, di nuovo precisamente, a ogni
miglioramento del piccolo ospite: nel cesto che gli è stato
allestito e lo custodisce, fra le braccia del bambino a farsi fare
le coccole. Fino a quando riprende a volare. Ed è il bambino
che dischiude le mani, per farlo volare di nuovo nel cielo della sua
vita.
Mondo bambino di Donatella Ziliotto e Ugo
Fontana (Salani). A metà degli anni Cinquanta, Donatella Ziliotto,
scrittrice, critico letterario, editor, e Ugo Fontana, illustratore
importante che dedicò molta della sua arte ai libri per i bambini, e
che ancora qualcuno ricorderà per Fiabe sonore (Fabbri) e Grandi
Regine (Mondadori) lavorarono a un progetto comune di originale
matrice pedagogica, per realizzare una serie di "libri" destinata a
bambini piccoli, che ancora lettori non erano. Più che di libri si
trattava di Cartelle, ciascuna delle quali conteneva otto
illustrazioni cartonate, non legate assieme- neppure la parvenza di
un libro, eppure aventi funzione di libro.
La serie, che comprende i titoli Nel tuo mondo, Il
mondo vicino, Il Mondo allegro, Il mondo di prima,
Il mondo lontano, Per il mondo,
radunata a capitoli, è riproposta in
questo volume di Salani, che sarà presentato alla Fiera del Libro di
Bologna, sede, nella quale è stata allestita una mostra dedicata a
Ugo Fontana, con illustrazioni tratte dal libro Mondo bambino di
Donatella Ziliotto.
Le illustrazioni di Fontana riaprono il teatro di un mondo che non
c'è più, con magnifici disegni e magnifici colori. Ziliotto gli si
affianca con i suoi commenti e, nel rispetto formale dell'etichetta
educativa in vigore ai tempi, sfodera qua e là il suo piglio
ironico, giocando a dar consigli ed indirizzi a bambini evocati in
ambienti ordinati dal benessere e dalla buona educazione, ripresi
nei riti di famiglia, nella stanza dei giochi, nell'incontro con i
grandi e gli altri bambini, colti nelle piccole occasioni
della giornata, nei grandi propositi di cosa fare da grande.
Lodevole
l’intenzione di Giralangolo Edt di fornire con la collana
Sottosopra una
opportunità ai bambini di sperimentarsi con storie che ribaltino gli
stereotipi di genere.
Anche se questa storia (Il trattore della nonna
di Anselmo Roveda e Paolo Domeniconi) non ha alcunché da validare,
tanto convincente appare nel suo andamento, sorretto da immagini
allegre, che superano la tradizione alla quale si riferiscono e da
un testo minimo di accompagnamento, sussurrato e gentile.
L’ambiente, una campagna dell’immaginario, s’appresta ad accogliere
la nonna, il nonno, un gatto, il loro gatto, più incuriosito dalla
nonna e dalla sua vocazione alla campagna, alla terra, al trattore
(chiamato affettuosamente proprio come un amico, “Amico Tamagnùn”),
scortato dal rimorchio (chiamato per ottime ragioni) “Signora
Berta”, che dal nonno,
vocato invece ai fornelli e alle faccende domestiche.
Questione di propensione e
di attitudini, appannaggio indifferente di uomini e donne. Non lo
constatano ogni giorno i bambini, senza farci ormai molto caso, che
quel che fanno mamma e babbo è spesso intercambiabile ed è comunque
ben fatto?
La storia di nonna che va per la campagna e nonno che s’affaccenda
in casa, gode di paesaggi
richiamati all’oggi da una nobile
stagione dell’arte italiana, che attribuiva ai suoi quadri la
bellezza di ciò che si ammirava in natura: colline ondulate, colori
cangianti di stagione in stagione, prospettive aggiustate, a seconda
dell’avanzare di acquisizioni geometriche e concezioni pittoriche.
Questa l’ispirazione per quel che riguarda il paesaggio. Che, qui,
in questo bel libro, in aperta contaminazione con diversi linguaggi,
si tramuta con uomini, cose, animali in una moderna visione. Che
consegna questo quadro contemporaneo alla rotonda, allegra fissità
di un cartellone pubblicitario un po' pop.
SENZAPAROLE
di Roger Olmos. L’arte di un libro illustrato (Logos edizioni) al
servizio dei diritti animali.
Surreali convincenti e
terribili, le immagini “senza parole” ricorrono
a un mezzo di persuasione efficace come pochi. L’arte
dell’illustratore catalano Roger Olmos si mette al servizio
di un progetto di alto
profilo etico. Salvaguardare gli animali dallo spregiudicato
utilizzo che ne fa l’uomo, dimenticando i loro diritti di esseri
viventi.
J.M. Coetzee, Premio
Nobel per la Letteratura 2003, sponsorizza in apertura:
"In tutto il mondo c’è un crescente senso di disagio riguardo al
modo in cui noi esseri umani sfruttiamo e maltrattiamo gli altri
esseri viventi. In maniera davvero ammirevole, SENZAPAROLE ci
incoraggia a guardare alle altre creature nostre simili con occhi
nuovi." -
Si snoda poi il video delle pagine. Una giustificazione a ogni
comportamento ingiustificabile dell’uomo. Il latte, la bistecca, il
delfino confinato nell’acquario, gli elefanti
al circo senza alcuna dignità, com’è morbida la pelliccia
della signora … Mangia! Gioca! Pavoneggiati! Prova a metterti al
posto loro!
E i disegni, magnifici, ribaltano la prospettiva. In bocca ai pesci,
una scimmia che ti esce dalla testa … la donna che diventa uccello …
In lenta metamorfosi, provando a poco a poco i panni dell’altro nei
panni dell’altro. Come si sta da chiusi, umiliati, avviliti …. Che
sentano gli uomini, condividano con loro!
Deve essere proprio convincente il percorso offerto dall’artista, se
l’ultima pagina raccoglie un ” basta!”, che suona alto e definitivo
a raffigurare un abbraccio di autentica pacificazione fra l’uomo e
gli altri animali.
Roger Olmos sarà presente alla Children’s Book Fair
per booksigning allo stand Logos edizioni i giorni
24 e
25 marzo dalle ore 15 alle ore 17.
Last Man 1". Una
nuova opera di Bastien Vivès (1984) (Bao Publishing),
giovane geniale artista
francese.
C’è chi lo conosce almeno per i romanzi di formazione
Polina e Il gusto del
cloro.
Due ragazze, le protagoniste di entrambe le opere grafiche, su due
palcoscenici concepiti in modo totalmente diverso, per scelta
stilistica e tecnica narrativa. Perché Bastien Vivès si cimenta con
pari impegno e degna riuscita nel variegato genere che ha al centro
del proprio narrare l’immagine.
Non a caso riscuote consensi prestigiosi di critica (per esempio, il
Prix Révélation ad Angoulême nel 2009 a soli 25 anni) che
sinceri entusiasmi di pubblico.
In questo nuovo lavoro "Last
Man 1" (primo volume di 6),
Bastien Vivès con i compagni di studio
Michaël Sanlaville e Balak,
mago delle inquadrature e del movimento l’uno, esperto di
découpage nonché teorico
del fumetto digitale l’altro,
si sposta in uno scenario
che ha al centro una saga di lotta, narrata con i
canoni manga.
La storia si spalanca su un altrove storico. Intenti
agli esercizi di arte marziale un gruppo di ragazzi aspiranti
al torneo, guidati dal loro maestro.
Si distingue Adrian, poco più che un bambino, fortemente determinato
a riuscire. Scopriremo
anche il perché. L’ambizione personale è secondaria a un’urgenza.
Adrian vede nell’ambito trofeo (una coppa ricolma di monete d’oro)
la soluzione dei problemi
di sopravvivenza della sua famiglia. Adrian vive in una casa
modesta con la mamma ed un cane.
Indizi eloquenti fanno comunque capire che Adrian dovrà abbandonare
i suoi sogni. Il compagno, con cui è destinato a fare squadra, è
gracile e fragile. Adrian da solo non potrà partecipare al torneo.
Ma inaspettatamente, al
campo giunge un misterioso straniero che si offre di fare coppia con
Adrian.
Il destino che li ha fatti incontrare metterà poi sul loro cammino
avversari temibili, sullo sfondo di avvenimenti oscuri e avvincenti
che coinvolgono i molti personaggi che animano la vicenda.
Jane, la volpe & io di
Isabelle Arsenault, Fanny Britt, traduzione di Michele Foschini,
Mondadori, 2014, p.102, € 16.00.
A Bologna, il romanzo che è stato giudicato da The New York Times
“Tra i dieci migliori libri illustrati del 2013”.
Un libro meraviglioso. Un romanzo grafico. Scritto e disegnato come
se testo e illustrazione fossero una cosa sola. In
un progetto che realizza uno scambio luminoso fra parola e immagine
a rintracciare quel corridoio stretto pieno di
insidie che sembra non avere fine, in cui s’attarda un’infanzia che
sta per diventare adolescenza, e no, non è un’età felice.
Piccoli studi di figurine chiare in movimento o
appiattite sullo sfondo della scena che vira al color seppia.
Anche da lontano si notano i loro ammiccamenti, la disponibilità al
dispetto, l’ennesimo progetto di uno scherno.
“Helene
pesa centodieci chili … e puzza”. E lei è lì. Helene che un giorno
pesa “centodieci chili e puzza” e quello dopo ne “pesa sessantadue”,
per questo “Non parlate con Helene, non ha più amiche”.
Helene, che non è “brillante, magra, sveglia”, è
pronta a distinguersi negativamente, un po’ calcata nel cappottino
scuro, su quella stessa pagina dove si muovono leggiadre, libere,
leggere, le figurine dispettose di Genevieve, Anne Julie, Sarah e
Cloe.
C’è un’ora sola di tregua per Helene nella tristezza della sua
giornata. Succede quando Helene apre un libro,
Jane Eyre. La magia che accende quella pagina spezza
la grigia uniformità dell’abitudine e spalanca la storia di Helene a
un’altra storia.[ … ]
.[ … ] Nello snodarsi del
dolore di sé, dell’insicurezza dei confini del corpo,
dell’incertezza dell’identità,
il conforto e lo scambio degli incontri nei libri che
spingono alla stessa ricerca nella realtà. In un mondo ricreato
nella singolarità distinguibile delle illustrazioni di una firma
d’autore e nella fortunata pronuncia del testo. (continua)
Per l’argentina Marisol Misenta, alias
ISOL, illustratrice,
fumettista, artista grafica, scrittrice e cantante, che ha vinto
numerosi premi, e fra essi spicca il prestigioso Astrid Lindgren
Memorial Award 2013, Logos edizioni presenta a Bologna diversi albi
illustrati. Vita da cani, Segreto di famiglia, Cose
che capitano, Scambio culturale. Qualcosa possiamo già
anticipare di Vita da cani
e Segreto di famiglia.
Isol pensa come i suoi bambini. Che il re è nudo, che è bene saperlo
ma opportuno non dirlo. Che i grandi alle volte hanno segreti
terribili, sconvolgente scoprirlo, anche se salutare: meglio non
fidarsi di loro. Una filosofia che la assimila al pensiero di Dahl.
Se calcato è il segno distintivo delle sue rappresentazioni
disegnate, deformato dall’originalità della visione rispetto alla
realtà, strabiliante è l’idea e leggera la parola. Senso
dell’umorismo e propensione alla battuta risolvono i suoi racconti
fulminanti nell’ilarità.
Alzarsi presto la mattina, può riservare sorprese sconvolgenti e la
bambina di
Segreto di famiglia lo
impara a proprie spese […]. In una sequenza di immagini, ora
furibonde ora di piena compostezza in una finta calma, e di parole,
nessuna delle quali è fuori posto, in poche caustiche divertenti
esilaranti pagine, che dicono molto, non solo di come proceda il
pensiero dei bambini ma anche di come si comporta il mondo, si snoda
questa piccola irresistibile e intelligente pantomima. (per
leggere di più)
Vita da cani, in senso
letterale. Il bambino e il suo cane Clovis sono inseparabili, due
amici per la pelle. Due amici così uguali! Come cani. Tanto da
insinuare nel bambino un sospetto, non del tutto immotivato,
sarò un cane? E quale
consulente più adatto della mamma a dirimere faccende tanto
complicate? […] In una
sequenza di immagini magnifiche e di parole adatte a scorticare la
più sensata delle ovvietà, si srotolano sulla pagina i comportamenti
felici di due cuccioli, che vogliono a tutti i costi essere amici
per la pelle, in barba ai convincimenti dei grandi.(continua)
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(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it, Marzo 2014)