Il
fantasma implausibile
…Un incontro decisivo quello col fantasma, che interrompe l’allure
di una vicenda che s’annunciava speciale -nella rappresentazione
della vita che s’affaccia, nella rappresentazione della vita che se
ne va, negli affetti saldi di una famiglia - raccontata come Roddy
Doyle, l’autore impareggiabile di
Paddy Clark ah ah ah e del
Trattamento Ridarelli, in genere sa fare...
Non ci furono catene a sferragliare, il fantasma non arrivava da
un castello. Solo un saluto semplice semplice, ammiccante, per fare
la sua prima comparsa.
Mary lo scambiò per la nuova vicina di casa – vecchia? No, piuttosto
“antiquata”, come se fosse uscita dal secolo scorso.
Un incontro decisivo quello col fantasma, che interrompe l’allure
di una vicenda che s’annunciava speciale -nella rappresentazione
della vita che s’affaccia, nella rappresentazione della vita che se
ne va, negli affetti saldi di una famiglia - raccontata come Roddy
Doyle, l’autore impareggiabile di Paddy Clarke ah, ah e del
Trattamento Ridarelli, in genere sa fare.
Personaggi caratterizzati dai dialoghi – stringenti, ironici,
impagabili- una bambina, quasi non più bambina, una mamma fattiva,
una nonna che, morente all’ospedale, continua a stupire e a farsi
amare. Tre donne. Sullo sfondo, uomini (mariti, padri, fratelli),
veri “fantasmi”.
S’affacciano alla ribalta del romanzo, La gita di mezzanotte,
a una a una, le tre donne. E, con la grazia scontrosa che Roddy
Doyle sa conferire ai suoi personaggi, si dicono. Capitolo
intestato, per capitolo intestato. Ed è così che emergono le storie,
gli intrecci, le varie età della vita. L’adolescenza imminente, la
donna nella famiglia, la vecchiaia, la malattia.
Nel gioco di “strutture elementari della parentela”, che esclude i
maschi e fa rifulgere le femmine, si inserisce il fantasma, la
bisnonna, la mamma della nonna, la nonna della mamma, la bisnonna di
Mary. E, in un racconto, che non lascia dubbi sul realismo cui è
improntata la vicenda narrata, irrompe l’elemento perturbante. Il
fantasma implausibile. Concreto ed evanescente. Spiazzante.
La bisnonna, morta quando la nonna era molto piccola, non se n'é mai
andata. E si palesa adesso - lei, giovane come era allora - alla
figlia – vecchia come è adesso – per accompagnarla nell’ultimo
viaggio. Ed è veramente tenera con questa figlia; concreta, nei
gesti amorevoli e materni. “Giovane che culla vecchia”, il risultato
del quadro. Tanto da confondere, e un po’ irrigidire per l’innaturalità
della faccenda.
La gita di mezzanotte, che si compie per acconsentire al desiderio
della nonna, l’ultimo, ricapitola, nello svolgersi, la storia
intera, a “cominciare da tanto tempo fa”, da altra epoca, dalla
campagna. Dalla casa di quella campagna. Dove aveva vissuto la
bisnonna, dove era nata la nonna, dove aveva passato le estati la
mamma, dove Mary non era mai stata.
Ed è proprio quella casa -depositaria delle generazioni, degli
affetti, della vita, della morte- la meta della gita di mezzanotte.
Che, come tutti i luoghi della memoria, non si dovrebbe mai
profanare. Vale per i personaggi della storia. E, in questo caso,
anche per l’autore.
Roddy Doyle, La gita di mezzanotte, traduzione di
alessandro Peroni, Salani, 2012, 158 p., € 11,00
(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it, Settembre,
2012)