Un
lavoro vero, romanzo
a fumetti di Alberto Madrigal (Bao
Publishing), in libreria.
Giovani che vanno all’estero. E non sono i giovani ingegneri, biologi,
economisti, ricercatori, di cui parlano i giornali, e nemmeno
musicisti, come i giovani
intervistati per il progetto Working With Music, di cui riferisce la
pubblicazione Giovani che vanno all’estero, a cura di Sergio Lattes
e Lucia Di Cecca (vedi http://www.aasp.it/didattica_folder/giovanichevannoallestero.html)
Il giovane che va all’estero, nel nostro caso, si chiama
Alberto Madrigal, disegnatore di fumetti spagnolo,
autore del grafic novel Un lavoro vero, che affida la sua esperienza
al racconto di un alter ego, Javi, protagonista del suo romanzo a
fumetti, pubblicato da Bao Publishing, giovane editrice condotta da
giovani.
D’accordo suoni, va bene disegni, ma che lavoro fai? Come i
musicisti di Working With Music, che lo riferiscono nelle loro
interviste, se lo sente chiedere Javi, per conto di Alberto Madrigal.
Che suonare o disegnare possa essere professione sembra difficile a
capirsi.
Partire, andare altrove, cambiare prospettiva, sperimentarsi, chissà che non apra spiragli alla speranza di una
accettazione.
Lasciare la Spagna e andare in Germania. Meglio, andare a Berlino.
Il paese di provenienza, nel racconto in prima persona di Javi, nel
romanzo a fumetti Un lavoro vero, è
un paese del ricordo, un po’ sfocato, senza immagini, generico e
nominale, “la Spagna”.
E’ invece viva, presente, nel disegno a colori, che ne esalta le
architetture e ricerca il movimento delle strade, la città
dell’approdo. Berlino. In esterni ed interni. Disegnata. Temuta.
Corteggiata.
Parte
dalla Spagna per l’ignoto, Javi. A Berlino, non ha un amico, né
un lavoro che l’attende, non
sa la lingua. Cerca un alloggio. Lo condivide con un coetaneo
italiano.
Disegna in un atelier d’antan, un caffè, ma disegna senza profitto e
alcuna convinzione. I soldi guadagnati nel lavoro in Spagna non sono
eterni e le vetrine dei croissant diventano un’ossessione.
Gli ci vuole un lavoro. Prova Javi. S’impegna nel suo progetto,
associando un amico tramite Internet. Ad Angoulême, la fiera del
fumetto è vicina. Trovare un editore che approvi il suo progetto,
significa realizzazione dei sogni, fine dei compromessi. Significa
fare "un lavoro
vero".
Non va così. E Javi dovrà aspettare. Il suo non è comunque un tempo
solo di disperanti attese.
E’ ancora Berlino, la città, a scuoterlo, a sorprenderlo. Berlino
diventa una città “domestica” quando Javi s’accorge d’intenderne la
lingua, quando le abitudini dei suoi abitanti lo spingono
all’aperto. Fuori di casa, fuori dall’intimismo della tristezza
della sconfitta, verso la socialità di un luogo noto, scoperto come
per la prima volta, quell’atelier d’antan, che diventa il suo
atelier abituale. In quel caffè Javi ritorna a disegnare “ciò che
gli viene da dentro, le cose sue”. Una
rinascita, un cambiamento.
A tre, a due, a uno. I disegni della pagina seguono un percorso che
spesso li esime dalla necessità della parola. L’intreccio è
raccontato a tutto vantaggio dell’immagine, che va interpretata,
ripresa, riconsiderata nelle sue concatenazioni. Un andamento a
volte ellittico, che fa ricorso al colore per stabilire i tempi:
l’acquerello si stempera nella memoria, ritorna vivido, di molte
sfumature, per ripristinare una linearità temporale.
Dal gioco, non facile, di rappresentare il procedere di una
coscienza alla ricerca di sé, mettere in scena tempi, luoghi, personaggi estratti da un
campionario di varia umanità, emergono anche forti riferimenti all’attualità giovanile,
al lavoro che manca, all'emigrazione intellettuale, intrecciati alle
influenze di Internet e dei social network.
E la città c'è sempre, testimone e protagonista anch'essa. Mette
alla prova. Provoca. Respinge. Accoglie. Perché sei tu che ti metti
alla prova, e provochi, respingi e accogli (vedi cosa succede quando
impari la lingua, accogli i costumi, ti integri un po'...)
Non a caso, Un lavoro vero è stato inserito nella collana di Bao
Publishing “Le città viste dall’alto”, “una
collana di storie che non potrebbero succedere altrove, ma
potrebbero succedere a te”. Parola dell’editore.
(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it, Ottobre 2013)