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TINDER di Sally Gardner, ill. di David Roberts, trad. di Giordano Atterini, Rizzoli, 2015, 265 p., € 17,90; Età: da 13 anni

Due volte il soldato disertore Otto Hundebiss ebbe in sorte i dadi. La prima,
come dono del capitano di guerra che gli aveva fatto da padre, e il gioco non andò a buon fine. L’altra, imprevista mossa di un inquietante figuro, mezzo uomo e mezzo lupo, incontrato nella fuga dal massacro della guerra, improntò di sé ogni imbocco di strada, ogni tappa del racconto, ogni svolta del destino. In Tinder, romanzo di Sally Gardner.

Anche in questa opera riconosciamo l’autrice de
Il pianeta di Standish (Feltrinelli, 2013), per una spiccata propensione a spostarsi in mondi altri, identificabili come ardite costruzioni del sogno, come proiezioni fantastiche di un inconscio che nella fiaba ritrova le sue stigmate. Ed è appunto da una fiaba, “L’acciarino” di Andersen, che il romanzo trae ispirazione. Quindi Tinder come tinder box (esca e/o acciarino) e non come l’applicazione di dating tanto ricercata in rete.
Tinder è il nomignolo di Safire, principessa segregata in attesa di liberazione, come da fiaba di provenienza, di cui si innamora Otto.
Nella foresta degli incubi del soldato disertore, Safire s’affaccia per la prima volta come un’altra Biancaneve, anch’essa fuggitiva, inseguita dai cacciatori sguinzagliati da una matrigna strega di cattivissime intenzioni. Dunque, una fiaba nella fiaba, con incantesimi, creature sovrannaturali, accadimenti prodigiosi, che conducono la trama a focalizzarsi su un tema centrale: la crudeltà, l’orrore, la distruzione, i guasti prodotti dalla guerra.
Nel paradigma proposto dalla fiaba, sottintesa la sua morale, esplicita la sua rappresentazione, nei sentimenti estremi del terrore, della perdita di ogni razionalità, trovano posto altri corollari: è il diverso, chi viene da fuori, chi non è con noi e per noi, che va estirpato come la mala pianta da cui discendono tutti i nostri guai. E' lui il colpevole, il lupo mannaro che infesta le nostre contrade, e uccide, dilania uomini e bestie. Lui, di necessità, è il nostro capro espiatorio. E' il soldato Otto, che sta per sventare la terribile congiura ai danni suoi, dell'amata e di un intero popolo, con l’aiuto dell’acciarino magico. Che questa volta non funzionerà a dovere, come nella fiaba da cui è stato prelevato.
Immagini, metafore, disegni sulla pagina, a integrare i pochi spazi bianchi lasciati dall’allucinato narrare della fiaba, debitore di molti generi, originale in una sua propria angolazione noir.

(di Rosella Picech, da Liber n.110)


 

   

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
realizzazione grafica di Lena Chiodaroli

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