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                                                                                               8 Marzo. Mimose per Anna e Sara  
   
   
 

Sara né bella né brutta

(Magnifiche bambine, magnifiche donne d'altri tempi)


Sara, la donna, viene dal Maine, dove lascia il suo mare. Anna, la ragazzina, è a casa sua, nella prateria dell’Ovest, piccola pioniera, assieme a Caleb il fratellino e a un babbo silenzioso, che non canta più da quando c’era mamma e  insieme a lei cantava.
Altri tempi, di conquista di una terra, di un lavoro duro, con le braccia di tutti, nei campi come nella stalla.

Nella casa immersa nell’onda d’erba della prateria, Sara è un’ospite attesa.
Papà ha messo l’avviso sul giornale, come ha fatto  il vicino di casa perché arrivasse Maggie.
Caleb s’interroga, piccolo, ingenuo, ad alta voce dice chissà  com’è  la donna che ha detto  di sì a  papà?  Anna lo rassicura ma, per parte sua, è trepida: sarà così diversa dalla mamma?

E’ un romanzo breve questo (Sara né bella né brutta), che parte con cadenze malinconiche, denunciando un’assenza.
Nelle faccende domestiche, attorno al focolare, sorvegliando e consolando il fratellino, dicendo una parola buona anche a papà, Anna è una bambina che ha preso il posto della donna, il posto di  una mamma. Altri tempi, senza medicine, con la morte che bussando entrava senza molti impedimenti.

E lì, nella fattoria dell’Ovest, dove la vita continua, come continua dappertutto, dopo l’evento triste che ne muta il corso (la mamma non c’è più), finalmente un giorno, sul carro guidato da papà, annunciandosi con una cuffia gialla, squillante il suo saluto all’orizzonte, arriva Sara.

E’ un mondo, quello a cui ci riporta la MacLachlan,  dove ciascuno ha un compito. Le donne, molti. Quando chiudono coi campi, la stalla e gli animali,  rassettano la casa, fanno da mangiare, curano i bambini e gli uomini. Qualche volta capita quello che è capitato ad Anna, che è pur sempre una bambina. Cambiare per un certo tempo il ruolo. E sospirare perché chi è adatto, una donna appunto, lo venga a rioccupare.

Caleb, il fratellino, non ha conosciuto la tenerezza e le cure della mamma, e con Sara cerca, attraverso un gioco che gli dà conforto, di fare finta che l’idillio di una casa felice, di un’epoca di gioia domestica, che lui non ricorda, esistano ancora. La mamma cantava, dice Anna; dunque era allegra, pensa Caleb, di sicuro buona, forse anche bella?

Sara né bella né brutta, è alta bionda forte, e porta con sé la nostalgia del mare. S’accasa con prudenza all’ovest, l’ha detto lei che è lì per una prova. Vediamo, pensa, se io vado bene a loro -a Jakob in cerca di una donna, a Anna e a Caleb in cerca di una mamma- e se loro vanno bene a me, se mi faranno dimenticare il mare.

Sara che non è bella, ama i fiori, i gatti, i cani, s’adatta anche alle pecore che non ha mai visto e accarezzato, dissoda la terra accanto all’uomo che l’ha chiamata, pulisce la stalla, ripara il tetto con la perizia di un carpentiere. E canta per Caleb che glielo ha chiesto, per Anna che lo sperava, per Jakob che a lei si unisce in quella canzone. Affronta lo squasso del temporale, mettendo prima in salvo rose e pulcini.

Sara gioca, scherza, disegna il mare senza i suoi colori, insegna. E vuole anche imparare. Soprattutto a guidare il carro. Il carro trainato dai cavalli che la porterà in città.
Tornerà Sara?

L’ansia contagia Anna e Caleb; in disparte il babbo tace, non dice niente, ma si sa che aspetta.
E’ una scena straordinaria quella che si apre. Ciascuno a modo suo (la ragazzina, il bambino, l’uomo) rimugina paure, rispolvera incertezze. E’ colpa mia, sono chiassoso, disordinato, disattento. Sara se n’è andata, non ritornerà.

L’orecchio è teso, il cuore vigila, la cura della casa, dei campi, del pollaio, non è solerte come sempre. Il tempo passa, il sole è tramontato. L’orizzonte è vuoto della cuffia gialla. Jacob pensa di aver perso la moglie che voleva, Anna e Caleb la mamma ritrovata. Finché…

 … in un finale che non vuol tradire le emozioni dei personaggi che hanno sostenuto la loro storia fino a questo ultimo sospiro, per merito di un gesto semplice, un piccolo regalo, tre matite che riproducono i colori del mare del Maine, senza il ricorso a grandi spiegazioni, così, solo per quest’unico cenno delicato, s’intuiscono le intenzioni di Sara.

Uno dei  “grandi romanzi in miniatura” della MacLachlan. Anna è il suo punto di vista, l’io che narra, lo sguardo che ne riassume molti, filtrandoli di umanità e poesia.
Attraverso l'adattabilità del ruolo che le è stata assegnata, Anna ora inclina al suo personaggio, ora alla voce del bambino, ora al silenzio del padre. E, rincorrendo Sara e la sua femminilità enigmatica, è condotta dall’autrice a pagine di pacificato stupore, che hanno una loro contiguità con un’autentica felicità letteraria.

(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it, Febbraio 2003)

Patricia MacLachlan, Sara né bella né brutta, Illustrazioni di Giulia Orecchia, Salani (I Criceti) 2003, pag. 80, € 6,50

                                                       

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
realizzazione grafica di Lena Chiodaroli

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