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Torino 2013. Romanzi per
ragazzi
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Ribelli in fuga per "Storie selvagge", al
Bookstock Village del Salone di Torino. Incontro con l'autore
Tommaso Percivale, e presentazione del suo libro
Ribelli in fuga
(Einaudi Ragazzi),
lunedì 20.05.2013, ore 11.30.
Come nasce il libro. Ribelli in
fuga, il romanzo di Tommaso Percivale (Einaudi Ragazzi) trae ispirazione dalla storia vera di
resistenza al fascismo di un gruppo di ragazzi scout.
"Aquile randagie" operò clandestinamente fra Milano e Monza,
contravvenendo a una legge fascista (n. 5 del 9 gennaio 1927),
che voleva sciolta l'Associazione scout a
favore di
ONB (Opera Nazionale Balilla). Il Reparto
"Aquile randagie" si
adoperò non senza sacrifici, per salvare le
vite di perseguitati politici e di ebrei, facendoli espatriare in
Svizzera.
Realtà è la vicenda di "Aquile randagie".
E' invenzione dell'autore invece la storia di "ribelli in fuga", i
giovani scout del reparto di Pruneto, che ricostruisce l'odioso
ritratto di quel periodo della nostra storia, ambientandolo in una
situazione emblematica.
La recensione.
Sono al campo le tre squadriglie, le Marmotte, i Falchi, le Api.
Ragazzi e ragazze. Pochi. Pruneto, paese dell'Appennino conta all'incirca trecento abitanti. Il reparto è guidato da don Averno,
Gufo Tonante per gli scout.
E' una caccia al tesoro che fa scoprire ai ragazzi l'albero secolare
piantato al centro della radura nel bosco. Quello è il tesoro.
Cinquecento anni di storia raccolti nel tronco possente, innalzati
dai rami sicuri, rinverditi a ogni passaggio di primavera,
cinquecento anni radunati per tappe significative
dal "don", impareggiabile educatore, e
ricordate ai
ragazzi, quel giorno, (forse per rammentare che la
grande storia di tutti si riverbera sulla piccola storia di ognuno e
i tempi premono per confermarlo?).
Quel
campo estivo del 1927 fu
l'ultimo campo libero degli scout di Pruneto.
Ma prima dell'addio alla divisa, alle insegne, alle attività
e agli ideali, imposto dalla legge fascista, ci fu un ultimo raduno.
Una cerimonia toccante,
per affidare al sicuro rifugio dell'albero della caccia al tesoro,
in temporanea custodia, i simboli dello scoutismo, e ribadire ai suoi
piedi la fondante promessa "Sul mio onore prometto di fare del mio
meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso la patria, per
aiutare gli altri in ogni momento e obbedire alla legge scout ".
Anche senza divisa e senza insegne, scout
si è
per sempre.
Ma un'insidia ancor più grande di ogni nera previsione è però pronta a
sconvolgere la vita di quei piccoli scout e del loro paese.
Avvisaglie che si fanno certezze sovvertono i riti di un orizzonte
fatto di campi, animali allevati, misurati commerci. Non conosceva
eroismi Pruneto. Se non quelli pacifici della buona azione
quotidiana dei suoi scout.
Roboante, nella pace agreste, come un tuono che promette tempo cattivo, arrivò il carro
dei teatranti a fare rumore, a intimidire, a reclutare con promesse
di carriere e di gloria gli sprovveduti paesani. Soprattutto i più
giovani.
E l'apparato messo in moto con spettacolare dimostrazione
cominciò a insinuare negli animi che le idealità degli scout
coincidevano con gli obiettivi dell'educazione fascista.
Per di più, si apparecchiarono i giochi e gli sport: gare, prove di resistenza e di forza, competizioni, e la
possibilità di misurarsi anche in armi. Lusinghe per i ragazzi. Ma ciò che non
convinceva ogni scout, anche i più conquistati al nuovo credo, era la costrizione,
l'assenza di libertà.
Ci furono tentennamenti, interessate adesioni alla
imposizione fascista ma anche convinti rifiuti, che si
trasformarono in scelte di clandestinità.
Il ritiro
sulla montagna
dei "disobbedienti" diventa mitico. Una comunità di pochi
ragazzi a contatto con le difficoltà di una vita isolata, quasi da Robinson, con il conforto di qualche visita e rifornimento.
Scelte
di campo e giovanile avventura.
Ma i tempi sono difficili, gli animi difficilmente reggono alle
molte pressioni.
Qualcuno tradisce.
E i "ribelli" sono costretti alla fuga. Drammatica.
L'epilogo sposta nel tempo i ragazzi. Giovani uomini, giovani donne
alla macchia, solerti, devoti a una antica promessa, slittata in
resistenza, e diventata salvezza per i perseguitati dal regime
fascista.
Si fa fatica a riconoscerli a uno a uno per quelli che furono. Ma un
guizzo degli occhi, un sorriso o una preoccupazione evidente
ravvisano le sagge Marmotte, gli intrepidi Falchi, le industri Api.
Almeno quelli e quelle di loro che sono rimasti.
Il romanzo di Tommaso Percivale dà vita a una storia corale,
ricostruendo il vivido profilo di una piccola comunità, attonita al
cospetto di un mutamento
epocale,
dando spazio, al contempo, alla voce singola dei
personaggi che la compongono.
I ragazzi del gruppo scout, elettivamente.
Individuati nella psicologia, nell'anelito alle idealità dello
scoutismo e all'avventura della giovinezza ma
ricercati anche nei risvolti più fondi e segreti, in cui, accanto ai
nobili valori professati (lealtà, onore, libertà), fremono e si
nascondono sentimenti disdicevoli ma molto umani (conformismo, paura,
invidia, opportunismo), fonte di
lacerazione e sofferenza, considerati dall'autore con trepida
attenzione.
Di forte presa emotiva, di sollecita spinta a una lettura
appassionata, con sicura identificazione dei ragazzi nella
sincera giovinezza dei personaggi, il romanzo diventa anche fonte di riflessione sulla Storia
e sul comportamento dell'uomo di fronte agli inciampi della sua
propria umanità.
Vogliamo dire che questo romanzo, recuperando antiche radici, l'eco
mai persa di una grande stagione, sembra avviarsi a diventare un
nuovo classico
della narrativa contemporanea per ragazzi?
(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it, Maggio 2013)