SPECIALE_Bologna Children's Book Fair 2015

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Messaggio dall' Impossibile di Tommaso Percivale, illustrazione di copertina di Jacopo Bruno, Einaudi Ragazzi ("Carta bianca", la collana), 2015, p.202, € 11,00

Il romanzo sarà presentato alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna.
Qui di seguito, recensione del libro e intervista con l'autore.
 

La recensione. È un romanzo fatto per stupire. Le sorprese arrivano a una a una, non hai finito di sbalordire per l'una che subito è incalzata dall'altra.
Perché cosi è la realtà a cui si riferisce, perché così è la finzione architettata.
Realtà e finzione in competizione continua a sovrapporre e intrecciare fatti e fantasie, stupire, esaltare, confondere.
Queste le basi su cui poggia il romanzo dando contesto alla storia di un ragazzino fiducioso e idealista, in un'epoca rappresentata in un suo anno cruciale, il 1961.
Siamo in piena contrapposizione dei blocchi, di conclamata guerra fredda, di rincorsa delle due superpotenze USA e Urss alla supremazia, anche nella conquista dello spazio, Gagarin ha compiuto la sua clamorosa avventura, ma si vocifera anche di cosmonauti perduti.
È l'epoca delle spie, dei doppi giochi senza esclusioni di colpi, delle comunicazioni in codice, delle number stations. Internet e i social sono di là da venire e i pirati radioamatori impazzano nell'etere.
Buccia è un radioamatore. Siamo a Torino nell'anno delle celebrazioni dell'Unità d'Italia con l’esposizione di Italia 61.
Buccia ha quattordici anni, vive con il padre tassista, in un rapporto di mutuo soccorso: la mamma è morta, lasciandoli soli.
Buccia lavora. Manovalanza di magazzino, con il sollievo serale di tuttofare in un cinema. Buccia ama profondamente il cinema, la fantascienza, gli alieni, come si conviene a quegli anni. Buccia ama la radio. Ne ha una, recuperata da un lungo letargo, con il suo ingegno. Non ne fa un uso passivo,
l'aggancia all'etere - Buccia è intelligente, curioso, vuol sapere conoscere, diventa radioamatore. Scopre un mondo a sé, nascosto. Che condivide con l’amico elettivo, colui che gli somiglia fin nella più intima fibra ma è migliore di lui. Jack.
L’amico, la mente, Buccia il braccio, così pensa Buccia, uniti dall’ideale di difendere a oltranza il mondo, universo compreso, “dai pericoli che si annidavano dove la gente non si preoccupava di guardare”. Per questo esiste la loro agenzia, dal nome emblematico, “Scudo”, per questo vigilano sulla sicurezza di tutti attraverso la frequentazione clandestina dell’etere. Un po' paranoici ma sinceri.
E' da questa assidua frequentazione che i ragazzi apprendono la notizia raccapricciante e sensazionale: una voce disperata, giunta dallo spazio e captata da due radioamatori: una cosmonauta brucia. È russa: i russi fanno vittime umane per i loro progressi nello spazio? O sono gli americani che barano facendolo credere? Cosa è vero, cosa è falso?
Come nelle discussioni più accese che succedono oggi in rete i pareri discordano, i veleni scorrono, la realtà diventa sempre più rarefatta, deviata da voci e congetture. Voci e congetture, avanzate da personaggi che, "scendendo dall'etere", intrecciano le loro vicende
anche nella realtà con i due amici,
L’amicizia. Se per Buccia, Jack è davvero speciale tanto lo sente come sente sé, Ivan è un amico come in genere si pensa un amico in cui si ha molta fiducia, è il simpatico pirata dell’etere, l'operatore del cinema che insegna a Buccia i trucchi del mestiere, in una lingua bislacca: Ivan deve essere slavo,  forse russo. 
Spy story, thriller, anche giallo, gli elementi nell’intreccio ci sono tutti. Azione, molta azione. Ma anche pause. In quelle pause s'affaccia ostinata, dal sotterraneo in cui è confinata, l’inquietante domanda su ciò che è vero o falso, reale o immaginato. E non solo applicata alla vicenda appassionante raccontata ma quasi come rovello filosofico che, se applicato agli uomini, diventa doloroso.
E per Buccia diventa davvero doloroso il sussulto che lo coglie, in progressione, quando con la passione del segugio dell’etere comincia
  a scoprire indizi che lo fanno vacillare.
Chi è Jack? Chi è Ivan? Chi è il giornalista che con accanimento segue le vicende servendosi della radio?
Romanzo appassionante, costruito e scritto con talento, avvalendosi di disciplina e più prerogative, questo di Percivale. La competenza tecnica reale (Percivale è radioamatore), che conferisce credibilità anche alle fantasie; la conoscenza della Storia, indagata nei suoi segmenti, tanto da consentire sistemazione plausibile alle piccole storie personali e collettive, che vi vengono inserite attraverso l’immaginazione.
E come altre storie che conosciamo (ricordiamoci di
Ribelli in fuga), quella di oggi s’affaccia sull’adolescenza, alla ricerca delle sue pieghe nascoste, nelle quali, come nei solchi della terra che accolgono i semi che si fanno strada in attesa del loro sviluppo, così i piccoli eroi dell'adolescenza, in solitudine, cercano strade di uscita, scopi, identità, ragioni al loro vivere.


L'intervista. Abbiamo rivolto alcune domande a Tommaso Percivale, autore del libro, che lavora da anni nell'editoria per ragazzi e ha collaborato con diverse case editrici.
Nel catalogo Einaudi Ragazzi ha pubblicato il bestseller Ribelli in fuga, che ha vinto il "Premio il Gigante delle Langhe" 2013 ed è stato incluso nella selezione "I 100 libri imperdibili per ragazzi dell'Associazione Italiana Editori.

Ecco le sue risposte precedute dalle nostre domande
.

- Un altro romanzo (vedi Ribelli in fuga) che fa riferimento alla Storia. Una scelta che implica studio, documentazione ma anche fantasia e invenzione. Come si intrecciano le due variabili di costruzione del romanzo?

Credo che, più che intrecciarsi, si diano vita a vicenda. La Storia non è fatta solo di date e di fatti. È fatta di persone, di ragazzi, di quello che fanno e non fanno in una certa epoca. Mi piace molto documentarmi, aiuta tantissimo l’invenzione: è come gettare ceppi sul fuoco. Più cose sai, più riesci a immaginarne.

- Un altro adolescente alle prese con un periodo epocale. Un altro adolescente alle prese con la sua piccola storia di crescita. Perché la scelta di “tempi eccezionali” per crescere?

Ogni tempo è un tempo eccezionale per crescere. Per essere gli eroi di una grande avventura, in realtà, basta avere il coraggio di imparare a vivere, di sbagliare e fare delle scelte. Questo cerco di raccontare nei miei romanzi, sempre. Se mi piace scegliere momenti della Storia particolari, magari poco frequentati, è perché sono curioso io per primo di conoscerli. I Ribelli vivono negli anni a cavallo tra le due guerre, un periodo fondamentale eppure molto poco studiato. Messaggio dall'impossibile è ambientato in un anno incredibile, assolutamente straordinario per il mondo intero, ma di cui non si parla quasi mai. E invece a me piace parlarne, e non in dibattiti da cattedra ma con libri di avventura, di azione, di emozioni. La Storia è fatta di questo, in fondo. E anche noi.

- Buccia, il protagonista del romanzo, ha 14 e lavora. A scuola c’è andato fino al compimento delle elementari. Suo padre fa il tassista ed è analfabeta. E’ il 1961. C’è una ragione per queste scelte?

Le ragioni sono ragioni storiche. Negli anni ’50 fino proprio al '61 il tasso di scolarizzazione in Italia fu del 23% circa. Quasi tutti i ragazzi, anche in città, se non erano particolarmente agiati (e Buccia non lo è) si fermavano alle elementari e poi magari facevano qualche anno di apprendistato per cominciare a lavorare.
Tuttavia, la conoscenza svolge un ruolo cruciale nella storia di Buccia. Buccia studia tantissimo, è un grande autodidatta, sveglio e intelligente. Sa tutto delle cose che lo appassionano, legge libri, riviste e giornali, guarda un sacco di film, ha fame di informazioni e cose nuove. Si costruisce il suo apparecchio radio pezzo a pezzo, sperimentando come farebbe uno scienziato. Vuole farlo lui, perché quello è il suo mondo e fare fatica per costruirlo fa parte del gioco. Se non impari a fare con le tue mani, la vita che vivi non sarà mai tua davvero. E per imparare, devi conoscere.

- Buccia e Jack, l’amico. Un enigma. Jack sfugge, è evanescente, quasi un’ombra per il lettore, che avverte progressivamente, anche da segnali disseminati ad arte, che qualcosa non quadra. Senza voler togliere la sorpresa ai lettori (prossimi venturi) della “rivelazione” più clamorosa del romanzo, posso chiederti da dove ti è provenuta l’idea, e che cosa o chi te l’ha ispirata?

È vero, Jack è un personaggio oscuro, pieno di ombre. Nel suo mistero si annidano tante risposte alle domande di questa avventura. Soprattutto, tante emozioni. Ho provato da subito un forte trasporto verso questo ragazzo, mi sono chiesto come raccontare la sua storia, cosa dire e cosa tacere. Meritava un grande tatto, grande cura e attenzione. Se mi chiedi come mai io abbia deciso che quella storia dovesse andare proprio così, rispondo che non poteva andare altrimenti. L’ho realizzato nel momento stesso in cui ho pensato a questo libro, mentre Buccia e Jack piano piano prendevano forma e la trama cominciava a delinearsi. E spero che anche i lettori si lascino trascinare dagli eventi verso l’unica conclusione in grado di rendere giustizia al senso di questa storia.
Quanto alle ispirazioni, sono tante (come sempre), ma temo che, se le citassi, rovinerei un po’ di sorpresa.

- La radio con i radioamatori di allora, su cui fa perno la storia, un po’ come Internet e i social di oggi?

Il bisogno selvaggio di comunicare e quello timido di nascondersi, di proteggersi dietro maschere e identità fittizie sono le contraddizioni più laceranti del crescere, e sono le stesse da sempre. Quando cresciamo abbiamo bisogno di fantasmi, perché così tante sono le cose che non vediamo e non afferriamo; e però abbiamo bisogno anche di toccare, perché altrimenti non siamo sicuri di esserci davvero. Abbiamo paura e siamo coraggiosi come non saremo mai più. Abbiamo la forza dell’erba che buca il cemento, e siamo fragili come croste di pane. Questo è il tema vero del libro. Ma siccome a me non piace analizzare la realtà e preferisco raccontarla per quello che è per me (una grandiosa avventura, una cosa da pirati), ho scelto di parlare di questo momento con una storia di spionaggio e colpi di scena, una storia eclatante, clamorosa, da squilli di tromba. Non è la storia di ogni crescita, in fondo?


(Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.i, Marzo 2015)

   

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