romanzi / recensioni

L’estate in cui caddero le stelle di Cristina Brambilla, Prefazione di Margherita Hack, Mondadori, 2013,190 pagine, 15,00 euro.

Ancora una passione. Difficile agli adulti distratti pensare alle passioni infantili. Che invece ci sono. Sentimenti forti. Innamoramenti autentici.
E, a proposito di questo discorrere, mai si penserebbe alla scienza.
E invece di scienza è totalmente presa la ragazzina del romanzo.

Curiosa, vede, osserva, s’interroga, formula ipotesi. Ogni piccolo fenomeno incontrato nella vita quotidiana è sottoposto a vaglio: il chiodo di ferro che affonda nell’acqua (e perché la nave invece galleggia?), la propagazione delle onde sonore (e perché una musica forte s’arresta d’intensità di fronte a una porta chiusa?) e via andando, salendo in pretese, gli sciami di stelle, il Big Bang. (E se una cosa si muove senza attrito non c’è perdita di energia, giusto?).  

Alle sue domande certo non può rispondere l’amica del cuore, persa in un’altra passione ma quel signore del sesto piano che vive nascosto, e loro del cortile, lei l’amica il fratello, chiamano il Mostro, per via di una metà della faccia orribilmente sfregiata, lui cercato dai ragazzini, con ben altri intenti, lui, sì che sa rispondere. E’ uno scienziato proveniente da un altro paese ed è braccato.

La musica jazz e le canzoni di Frank Sinatra fanno da colonna sonora al romanzo, spostando la vicenda lontano dall’oggi.
S’intuiscono echi di spie venute dal freddo, competizioni accanite, blocchi di appartenenza avversari, approdati nella portineria dove vive la nostra bambina. Con mamma e fratelli, due; al più grande è data la precedenza su tutto, anche su un futuro che prevede l’Università. A lei, che si chiama Patrizia, è femmina, in una famiglia che trae sostento dal lavoro di portineria della mamma, a lei, che ama così tanto lo studio e la scienza, a lei è negata.

L’ amicizia, che si cementa di affetti e nasce inaspettatamente da forti passioni intellettuali condivise, gli svantaggi sociali che si declinano soprattutto al femminile, una famiglia segnata dalla violenza paterna, una divagazione all’intrigo da vecchia spy story, sorreggono questa storia di formazione. Che si legge d’un fiato, con partecipazione, tenerezza.
E anche indulgenza, quando ci si imbatte in qualche enfasi di troppo.

(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it, Agosto 2013)


 

 

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
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