Natale 2010


L' ALTRACITTA' E' OVUNQUE TU SIA
 
Non andate a cercarla. l’Altracittà è qui. Qui, dove siamo noi, nella nostra città, nella vostra città, in ogni città del mondo.
Questo è il prologo di una “cantata” veritiera e triste che ricorre a un canone tutto suo. L’intonazione indica “lontano” come un mantra rassicurante, per chi vive “all’interno delle mura”; lo cita come motivo ricorrente, per ricordare l’Esclusione - dalla vita felice, dal luogo del privilegio, dalla mancanza dell’affanno per il cibo, il vestito, il tetto- a chi vive “fuori delle mura”.
Una cantata che spalanca sei scene, con arie e recitativi, che si alternano nel rappresentare i tempi che regolano la giornata dell’Altracittà (Addormentarsi, Svegliarsi, Mangiare, Lavorare, Ritrovarsi in uno spazio chiamato tempo libero, Curarsi e Festeggiare -perché oggi l’Altracittà ha deciso di festeggiare).
In ciascuno dei tempi, ricorrono i gesti, le agitazioni, le rassegnazioni, le disperazioni e persino le speranze degli abitanti dell’Altracittà.
Gli abitanti dell’Altracittà hanno nomi, volti, emozioni, comportamenti, raccontati nella pagina che, a volte, si dota di un fermo immagine, per consentire a chi segue la storia dell’Altracittà di guardare bene in faccia l’Altracittà.
Nell’Altracittà ci sono bambini, bambine, adolescenti maschi e femmine, donne e uomini, vecchi e vecchie. Tutti seguiti con trepidazione per quello che fanno, per quello che si accingono a fare.
Per chi scrive, evidente il bisogno di catturare chi legge (venite qui, guardate); chi legge, catturato da chi scrive, si muove, entra dentro quel raggiro poetico. E incontra Viorel, che bada ai fratelli più piccoli (quando s’addormenta, quando si sveglia, quando mangia, quando lavora -Viorel non lavora, perché è piccolo, ma vale per gli altri-, quando si ritrova in uno spazio chiamato tempo libero, quando si cura, quando festeggia); e lo stesso succede, per ogni tempo evocato, a Ling, la cinesina, che vorrebbe fare la fotografa, Jamila e Shana, che curano i loro lunghi capelli come raccomanda la nonna lontana, Carlo Alberto “che ha la stessa malattia del suo fidanzato mancato da un anno”, Salvatore, il nonno di Peppino, che è stato partigiano, la famiglia di Mimma, così numerosa, nonni figli nipoti, senza più corda che raccolga i loro panni lavati, Pablo, così ingegnoso da essersi costruito la casa e ogni altra cosa da sé, Pap che deve fare i turni per avere un letto in cui dormire, Ivan che vive per strada e per scaldarsi beve la birra e il vino che trova, Oscar che si è rovinato al gioco, Marisa che trascina la sua casa in due sacchetti di plastica, Tamara che per la droga non ha più famiglia né casa.
Possiamo conoscerli da vicino Viorel, Ling, Jamila e Shana, Carlo Alberto, Salvatore, la famiglia di Mimma, Pablo, Pap, Oscar, Marisa e Tamara, per via di quella ripartizione dei tempi, che ce li ripropone sotto angolazioni diverse, al risveglio, al lavoro, alla ricerca di un desco…. E, in più di una occasione, possiamo addirittura coglierne le fattezze. Non perché Ling ha vinto alla lotteria e s’è comprata la macchina fotografica che tanto desidera. Ma perché la storia, oltre che di una cantatrice, dispone di un pittore, che conferisce ai diseredati, in corso di lettura, una magnificenza di forme e colori, quasi a risarcirli del grigio in cui il destino li ha confinati. Disegni bellissimi, a tinte forti e indovinate, che tralignano da una lezione ben assimilata dai maestri del nostro Novecento, per ritagliarsi uno spazio autonomo e un po’ pop di grande effetto e di molta emozione.
Oggettivo e lirico, drammatico e struggente, un messaggio forte, dichiarato con civiltà e chiarezza (ovunque tu sia, lì c’è “l’Altracittà”) affidato a un libro magnifico, realizzato splendidamente.
(da "Libri in rassegna" di Rosella Picech, "Bibloteche Oggi /Sfoglialibro", Dicembre 2010)

Mia Lecomte, L’altracittà, illustrazioni di Andrea Rivola, Sinnos, 2010, p.64, € 19,50

(Le immagini qui riprodotte si riferiscono al disegno di copertina e a uno dei numerosi disegni delle pagine del volume).

 

 

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
realizzazione grafica di Lena Chiodaroli

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