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Fai finta che io non ci sia di Meg Rosoff, traduzione di Stefania Di Mella, Rizzoli, 2015, pp. 250, € 15,00. Dai 12 ai 16 anni.

Lo diceva Danny, lo diceva dal suo libro, Danny il campione del mondo (Roald Dahl) che gli adulti hanno segreti terribili. Ma Danny aveva otto anni quando s’accorse del “grande tenebroso segreto” di papà, e Mila, qui in questo romanzo, ne ha dodici e va per i tredici. Se l'infanzia osserva, l'adolescenza fa congetture e giudica.
Se l'adolescente è Mila, e si chiama Mila come il cane del nonno che non ha conosciuto, ha fiuto che onora il nome che porta. Mila capta. Immagazzina, cataloga.
Mila ama ed è amata. Ama la madre, musicista, e ama suo padre, che fa il traduttore. Con papà, va in America. Da Londra, dove abita, alla grande mela. Pensa che il viaggio debba finire lì. Pensa che Matt, il grande amico di Gil, il suo papà, sia facilmente raggiungibile: sa del loro arrivo, dovrebbe essere in attesa.
Invece Mat non c’è. E’ sparito. A riceverli è Suzanne, sua moglie, con un figlio in braccio e un cane che le dà fastidio. Clic, gruppo di famiglia in un interno. Mancano almeno due persone a completarlo.
Mat e …
Solo due? E di quale famiglia stiamo parlando?
Cosa è successo a Mat? Dov’è finito? Labili tracce, solo ipotesi, fanno ripartire Mila e il suo papà, per un viaggio che attraversa l ‘America, alla ricerca di Mat.
Mila è allenata da un’inclinazione naturale, e dai giochi che fin dall’infanzia l’hanno condotta con l’amica Cat nei territori dell’indagine, alla ricerca di spie e complotti fantastici. E' così che si sintonizza con gli eventi. Un po’ da detective. Questa volta, in una storia vera.
Fuorviata dall’immaginazione, seguirà ancora per gran parte del viaggio il filo del gioco dell’infanzia. Fino all’interruzione amara che le rivelerà quanto la vita sia ben più complessa di quel gioco.
E' lo sgomento di constatare le bugie degli adulti, è la ribellione al comportamento di Mat, del padre, della madre, l’intolleranza della loro menzogna, della mancanza di trasparenza, che porta Mila a riflettere su se stessa e il suo comportamento al proposito.
E' proprio vero che Mila vuol essere trasparente come vetro,  che nulla che la riguardi debba essere nascosto? E allora cosa significa tacere, dire non c'è niente, quando invece di sono turbamenti e angosce, paura che i genitori muoiano, paura di rimanere sola? Crescere significa forse anche mentire? Eludere, nascondere?
Quando si transita nel territorio della domanda su di sé, vuol dire inevitabilmente che dall’infanzia si è approdati all’adolescenza.

Un bel romanzo, di originale fattura come di originale scrittura. Di scavo. Non per l’apparente richiamo al genere della detective story, ma per l’indagine condotta sottotraccia, che misura i rapporti, sonda gli animi, rintraccia i passaggi d’età.
Romanzo connotato da una decisa ambientazione letteraria. Di ricerca nella scrittura. Sono bandite le virgolette, il discorso diretto s'insinua nel testo e fluisce libero dalle convenzioni grammaticali. Difficilmente riconoscibile quando è dialogo e quando si traduce in riflessione della protagonista. Annullate quasi le differenze fra soggetti perché è il soggetto preponderante della protagonista che filtra attraverso uno sguardo umano e letterario del tutto particolare personaggi ed eventi. Indimenticabile Mila, in bilico fra la presunta integrità dell’infanzia e le prime incrinature del compromesso che ne annunciano la fine, trascina il lettore in un vortice di emozioni, che poco hanno a che fare con l’accadere degli eventi e molto con le motivazioni della condotta degli uomini.

(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it,Luglio 2015)
 

   

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
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