L'arte a teatro con Alice. Variazioni, "capricci" sul
tema Alice in Wonderland. Prima di Tim Burton, anche lei,
Suzy Lee, aveva fatto il suo giro.
Sperimentare. Oltrepassare gli steccati. Osare il mezzo e il
fine. Ribaltare, riclassificare. Interpretare per andare
altrove.
La fotografia, il disegno, il fumetto, scansando molto o poco la
parola, introducono loro metodi d’indagine e tecniche di
montaggio, ribaltando punti di vista e generi, che si
sovrappongono, si frammischiano, si compenetrano, con
spregiudicato movimento. E vanno a soppiantare la forma
originaria. Generando figure nuove, debitrici alle antiche di
qualche indizio e di più di un’allusione.
Questa è Alice -Alice in Wonderland – Alice nel paese delle
meraviglie- nel libro di Suzy Lee (Corraini).
Silenzio in sala! Si seggano gli astanti, grandi e
bambini, lì ancora in controluce, silouhette ingombranti, a
levare vista all’altro spettatore. Che ha il libro in mano, (Alice
in Wonderland) e di quello può disporre, cambiando le carte
in tavola, voltando pagina, escludendo un personaggio.
Personaggio, anch’egli, seppure di privilegio eccentrico, come i
tanti che entreranno nella recita. Attenti a questo lettore!
Si apre il teatro, si apre l’armadio. L’orchestra,
nell’ultimo cassetto, si accinge all’ouverture. Si alza il
sipario. Alice, una bambina fotografata così bene, (in bianco e
nero, di rigore) ha mangiato il fungo e allucina. Il palco
capovolto, il mondo alla rovescia. Alice a gambe all’aria,
compare il Coniglio. Vanno dall’altra parte dello specchio.
Iniziano il loro viaggio. In un paese che delle meraviglie
precedenti ostenta solo i propri simbolici ricordi.
La discesa agli inferi, "Cristo flagellato alla colonna"
(Piero della Francesca, probabilmente 1458-60, Galleria
nazionale delle Marche, Urbino). Alice un po’ ammaccata,
catapultata alle soglie della tempera fra i vetri dello specchio
infranto, ha cambiato foggia, non più fotografia nella sua
immagine, ma disegno, come il Coniglio che, nelle sembianze
geometriche fissate alla sua comparsa, è entrato nel quadro e,
da intruso, sembra farne parte da sempre.
Il viaggio delle intromissioni nei capolavori dell’arte di
tutti i tempi ha ritmi accelerati e ritmi più distesi. Alice
e il suo Coniglio s’affrettano al Museo del Prado, dove
dovrebbero richiedere più di una spiegazione. La compresenza di
originali, multipli, rimandi, ha stravolto l’opera (Las
Meninas, 1656, Diego de Velàzquez), sovvertita nel suo
ordine d’origine anche dall’inserimento dei due turisti, resi
evanescenti e fragili dal segno che entrambi li disegna.
Nostalgia di casa. Un tuffo nel passato. Specchiamoci.
Due Alice, due conigli. Anzi di più, se si vuole allungare il
gioco. La rincorsa: sto per prenderti coniglio, (sovrapposizioni
inusitate, disegni, pennellate, scampoli di foto procedono
incalzando, quasi effetti cinematografici, la trasformazione)…
Alice, nella sua pagina, è in purgatorio; nell’altra, a
specchio, il Coniglio è in conversione. Ha preso consistenza e,
in transito a una forma di peluche, sembra in procinto di
diventare …(?)
Dietrofront. Alice, che inseguiva, è inseguita a sua
volta. Scappa. E’ il Coniglio che ora la tallona. Il gioco
sembra non essere più gioco, tanta paura trapela dai due che
simili non erano. In fuga, l’una scappando, l’altro rincorrendo,
attraversano “Anonymus Korean painter, Traditional Folk Painting,
Probably around 1900”, ignorando la natura morta che ostenta la
sua inerzia sotto molte forme, sagome snodabili, bottiglia,
bicchiere capovolto, il calco di una mano, un dinosauro in
plastica, un rocchetto, un filo.
S’affacciano al paradiso, i due fuggiaschi, nel “tondo”
della Camera degli sposi - neppure Mantegna, impressionato in
negativo, riesce a trattenerli. Breve, nella corsa,
l’apparizione di “René Magritte, Personal Values, 1951-52”,
prima del redde rationem. La forma agognata sta per
essere raggiunta. Il sogno è la Fusione. Alice e Il coniglio,
una figura sola.
Nel moto circolare che apre e chiude la vicenda del teatro,
ritorno alla scena prima, nel mutamento generato dalla
metamorfosi: Alice, seduta nel palco vuoto, ha questa volta
corpo di bambina e volto di coniglio. E così s’inchina a
ricevere gli applausi del suo pubblico.
Fine? Non proprio, non ancora. Nello smantellamento della
recita, la sorpresa clou delle sorprese, improntata alla
filosofia di “Is all our life , then, but a dream?” from the
stone placed in honor of Lewis Carroll in Poet’s Corner,
Westminster Abbey, London.
Totalmente muto di parola, a completa gloria dell’immagine.
L'autrice Suzy Lee è nata a Seoul, vive e lavora a
Singapore. Dopo aver conseguito un Master of Arts in Book Arts
presso il Camberwell College of Arts (2001), ha partecipato a
numerose mostre ed esposizioni di book arts e pittura in tutto
il mondo, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.
Alice in Wonderland è stato il suo primo libro,
pubblicato per la prima volta nel 2002 e riproposto ora in
questa seconda edizione. È stato scelto per essere incluso nella
collezione di libri d’artista della Tate Britain di Londra.
Della stessa autrice nel catalogo Corraini: Mirror e
L’onda.
Suzy Lee, Alice in Wonderland, Corraini, 2009, p.56,
€15.00