La
storia della Principessa Splendente. Il
nuovo film dello Studio Ghibli, una fiaba in
anime,
arriva nelle sale italiane il 3-4-5 novembre 2014, distribuito
da Lucky Red.
Possono venire dal mare,
dal cielo, da altri mondi a noi sconosciuti. Hanno vita breve e
intensa sulla terra. Accolti dalle fiabe, rinnovano i loro miti
anche sugli schermi.
In comune, mantenendo la loro diversità, questi esseri impalpabili
ed eterei anelano ad incarnarsi. Vogliono diventare esseri umani. Un
brivido di nostalgia che ha l'ombra di un ricordo mai scordato,
l’eco di un canto mai dispersa li conduce in questa valle di lacrime
a sperimentarne gioie e dolori.
Ne conosciamo molte di queste storie.
Una, struggente, sta per arrivare sugli schermi italiani.
La storia della Principessa Splendente
giunge sottoforma di un film d'animazione, di quella specie
giapponese chiamata anime, di cui fu grande maestro il fondatore dello Studio Ghibli
Hayao Miyazaki, da cui
proviene anche quest’altro capolavoro.
Si chiama Isao
Takahata, il regista della
Storia della Principessa
Splendente ed è ardito indagatore dell'animo umano,
sensibilissimo al volto segreto, snaturato dal trucco, delle donne
della sua terra, così come ci sembra di scorgere nello scorrere del
film.
La storia della principessa
Splendente,
che affonda le radici nella tradizione delle leggende giapponesi,
appare come variazione di quel mito cui facevamo cenno.
Sboccia da un germoglio di bambu' in un tripudio di luce, acceca il
vecchio taglialegna che la raccoglie nel bosco del suo lavoro, e
l’accoglie nella sua povera casa, rendendo felice la moglie.
E’ un esserino prodigioso, una miniatura di donna, talmente
leggiadra da non poter essere chiamata che Principessa.
Cresce rapidamente, fin dall’inizio.
Si sbarazza dei veli muliebri per rinascere daccapo, da neonata.
E, in una accelerata maturazione, che si compie sotto gli occhi
esterrefatti degli improvvisati
genitori e dei bambini del vicinato, impara presto a giocare e
correre, intruppandosi nel gruppo dei contadinelli. Ogni suo gesto è
un regalo di felicità, ogni tratto del volto luminoso è beltà e
intelligenza.
La natura- gli alberi, gli animali, la campagna- è il suo elemento.
Un’esplosione panica ai tempi della fioritura dei ciliegi, del
cadere delle foglie, della neve.
Nata per vivere sulla terra, la Principessa Splendente sembra
provenire dalla luna….
Bello il capitolo di questa infanzia già quasi adolescenza.
Ricco di immagini guizzanti, di colori ineguagliabili, un idillio di
disegni mobili in continua evoluzione, “anime” meravigliose e
poetiche, e struggenti che assecondano il riso, il pianto, il
nascere di un’amicizia e di un primo incerto amore, assecondate da
un canto struggente e premonitore.
Ma motivi arcani disegnano un cammino diverso per
Principessa. Segni e
ricchezze strepitose cadono dal cielo.
Principessa va in città. Abbandona tutto ciò che ama, per un volere
superiore. Principessa diventa Principessa Splendente. Suo
malgrado, non senza ribellione, non senza interrogarsi su un destino
che non l’ha minimamente consultata. Lei che vorrebbe decidere per
sé, in balia di decisioni altrui, perché donna.
Sfiorata è la questione, non avulsa dal contesto che la produce, in
armonia con il contesto, senza forzature. Ma sfiorata.
Come quando Principessa deve scegliere un marito dello stesso rango,
rango che gli è stato procurato dal cielo e maldestramente perpetuato
dal padre.
Non vanno bene principi, né alti dignitari, messi ferocemente alla
berlina, neppure l’Imperatore.
Anzi sarà quest’ultimo nella sua brama prepotente di possesso a far
perdere Principessa a se stessa e al suo progetto di rimanere umana
così come è diventata, volendo vivere per sempre con gli umani.
Ma il tempo della terra è scaduto, il tempo della luna la
reclama.
Un epilogo lungo, un riepilogo di passi perduti, disperato e ancora
pieno di speranza, riempie lo schermo di esplosioni di meraviglia,
di amori ricongiunti, esaltanti voli di amanti mancati, accompagnati
da colombe e da rondini, uno sfrecciare di sentimenti disegnati in
una girandola di felicità e infelicità, che sfocia nella fine
ineluttabile ormai annunciata, anch’essa non priva di quel
cerimoniale affascinante, misterioso, disumanizzante, che origina
nella tradizione e che accompagna ritualmente gran parte del film.
(di Rosella Picech,
Alicenelpaesedeibambini.it,Ottobre 2014)