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Che ne dice di
Harry Potter?

Conversazione con Luigi Spagnol, l'editore italiano di Harry Potter

 

di Rosella Picech



(foto Elisabetta Pina)


"3 milioni e mezzo, sì… (qualche rapido calcolo mentale) sì, sono proprio tre milioni e mezzo le copie che abbiamo venduto noi in Italia". Lo dice con orgoglio tranquillo, con serenità pacifica, come ad enunciare un dato, certo formidabile ma non da lasciare più con la bocca aperta, sbalorditi. Ci si abitua a tutto. Anche a uno dei fenomeni più incomprensibili e indagati del nostro tempo. Perché si tratta di Harry Potter, delle vere e proprie passioni che suscita fra adulti e bambini e delle magiche cifre che sfavillano nella sua scia. Lui, ne è l'editore italiano.

Lui è Spagnol. Luigi. Il solo Spagnol. Altri ce ne sono stati ( il grande Mario, il grande babbo, il mitico editore di Longanesi & C. che da qualche anno se n'è andato). Pesa la solitudine? Che cosa ha significato l'arrivo di Harry Potter in un momento di disorientamento e di dolore? Il giovane che dieci, dodici anni fa prendeva in mano la Salani degli Istrici e dei Criceti, collane che hanno fatto storia e che permangono nella lieta formazione al gusto, al valore della letteratura e della lettura di tanti e tanti bambini, dice: "Harry Potter è arrivato quando mio padre moriva. Harry Potter ci ha aiutato, me e il gruppo Longanesi, a superare una situazione delicata, ci ha aiutato da un punto di vista finanziario, ci ha dato la consapevolezza di potercela fare".

Harry Potter ha sicuramente significato soddisfazioni, soldi, allargamento dell'attività, espansione. Harry Potter ha permesso Magazzini Salani, società specializzata in merchandising editoriale, (magliette, articoli di cartoleria, gadget, bandane, pop-up…) legato a personaggi che nascono nei libri e si trovano riproposti con altro profilo, in altra veste, un po' giochi, un po' feticci, un po' tifoserie; una pratica largamente utilizzata anche in passato, di commercio un po' sacro e un po' profano (immaginette di santi, statuette di madonnine, cuori di Gesù…). Devozioni allora, e devozioni oggi. Ma se in fondo la tradizione da cui proviene il merchandising editoriale è questa (a nostro avviso, di chi scrive), c'è invece una variante sorprendente, legata a culture e tempi odierni, che la surclassa e stride. La variante è Emily. Chi è Emily?

"Emily nasce su uno skate-board, disegnata da un ragazzo americano. Il disegno originale non l'ho mai visto, ma è la stessa immagine che compare sulle magliette" (una piccola dark lady, adagiata su fondo rosso, misteriosa, remota, solitaria, circondata da gatti) .
Per una di quelle peculiari storie americane che creano e propagano leggende come fenomeni di moda, Emily, racconta l'editore, ha un percorso inverso rispetto al destino che attende l'articolo di merchandising. Emily è un disegno, un mito ( una parola), prima di diventare eroina del suo libro. Emily the strange, in americano, Emily la stramba, per Magazzini Salani, non sfugge alla sua sorte, ormai è un cult. Ma chi l'ha ricondotta all'onore della pagina, da una vita così movimentata su uno skate-board per strada e dopo essere transitata nei luoghi giusti che vanno da S. Francisco a Boston, passando da Vancouver sino alle boutiques più chic di Melrose e Santa Monica a Los Angeles? "I Cosmic Debris, un gruppo di creativi americani, che stanno in un magazzino di S. Francisco, sono andato a trovarli, in un quartiere completamente nero dove lavorano (e non ce n'è uno che sembri un po' normale). Sono loro che hanno creato il logo, la maglietta, ne hanno costruito il culto attorno, e poi per celebrarlo hanno fatto un libro e un sito".

Sì, ma chi è Emily? Vedere il libro, scoprire il gioco, snidare il paradosso. Assieme a Emily la stramba, fanno parte della scuderia dei Magazzini, personaggi più noti e più "normali": il Piccolo Principe, Pippi Calzelunghe, Gino il Pollo, Pinocchio, e ovviamente Harry, che non pensiamo di lasciare fermo a quelle battute iniziali sui suoi prodigi di piccolo mago ma, visto il consistente dossier che lo riguarda, vogliamo sapere da Spagnol, che cosa ne pensa, qual è il suo giudizio sull'opera e che opinione si è fatto del clamoroso fenomeno suscitato dalla sua presenza nel mondo.

"Sono sempre fatti inspiegabili. Indubbiamente una concatenazione di eventi favorevoli elegge certi fenomeni rispetto ad altri, e li fa emergere. Ma concomitanze altrettanto propizie si sono presentate nella storia dell'editoria e non hanno "creato" un Harry Potter. Evidentemente, questo Harry Potter ha molte qualità per reggere, per essere all'altezza del fenomeno che è diventato. Qualità narrative, per esempio. Davvero straordinario l'impianto della saga, prodigiosa l'architettura che costruisce un arco di tempo complesso e lunghissimo, di ben sette libri, che alla fine saranno cinque, seimila pagine, nemmeno Il Signore degli anelli è giunto a tanto. Ma su tutto svetta una capacità suprema di costruzione di un mondo parallelo (aspirazione massima della fiction), ricreato nei minimi particolari, di rispondenza esatta al disegno complessivo di cui molti sono ammiratori. E la Rowling s'è presa davvero tutto il tempo narrativo necessario a questo…"

Ma cosa significa "tempo narrativo"? Che dura molto? che dura poco? E' la lunghezza una qualità rispetto alla brevità? E lui, Spagnol, dice un discorso lungo, ricco di esempi, divaga, imbocca strade tortuose che portano alla scena del teatro, alla presenza su quella scena, all'azione che si svolge su quel palcoscenico. A ciò che si vede. Costantemente, sempre. Ed è come se alludesse ad un tempo annullato, a un eterno presente, ripreso gesto per gesto, atto per atto, nel momento in cui si compie, ed è sempre compiuto. Perché Harry c'è, non manca mai e con lui ci sono e non mancano mai, Ron, Hermione e tutta la principale compagnia. Fanno, vivono, pensano e agiscono, soffrono e ridono, sempre davanti agli occhi del lettore. E così succede di volume in volume, dice, dove se si trova racconto, discorso indiretto, modulato nel modo e nel tempo del verbo coniugato, lo si incontra solo come breve raccordo, come esigenza ineludibile fra un libro e un altro.
La Rowling come Perec?

Essendo questa un'occasione ghiotta, di sentire l'editore sulle fortune del suo mago, non si può sfuggire alla riflessione e all'interrogativo se sia possibile che solo qualità intrinseche, seppur tanto eccezionali, abbiano prodotto un fenomeno mediatico di portata planetaria. E questa volta Spagnol vira decisamente alla psicanalisi, invocando gli archetipi, la psiche individuale e collettiva, riferendosi al Male e al Bene, non come a categorie etiche e morali, ma come a "oggetti buoni e cattivi", interni e primitivi, presenti agli albori di ogni psiche umana. "Vandelmort non è solo il nemico da affrontare e da combattere per Harry, ma è un vero e proprio nemico interno, qualcosa che cresce, che lievita in lui…"

Harry Potter ha la sua saga, come ce l'hanno molti personaggi di levatura più modesta che da qualche tempo praticano questi lidi lambiti dall'onda del successo, forse per aver successo, forse pensando che sia la serie a garantirlo. Perché la serie? Perché sembra che gran parte dell'editoria di libri per ragazzi, per bambini si produca attorno e in nome della serie? che di essa non se ne possa fare a meno?

"Penso male degli editori che prendono decisioni editoriali esclusivamente sull'idea che si sono fatti del gusto altrui. L'editore sceglie sempre in base a due criteri, il gusto personale e l'idea che si fa del gusto del pubblico. Man mano che si fa questo lavoro, diventa sempre più difficile distinguere l'uno dall'altro e dopo vent'anni si è diventati bastardi completi, come sostiene un autorevole personaggio. Se ci sono comunque dei libri per cui si sente la necessità di fare una serie, va benissimo; se invece si fanno delle serie perché qualcuno dice che il mercato le favorisce, penso che chi si comporta così non sappia fare il suo lavoro".

C'è un altro fenomeno che contraddistingue ormai in modo strutturale la produzione di libri per ragazzi, attraversa tutti gli anni Novanta, venendo dal decennio precedente, e ne modifica la fisionomia tradizionale. Dal libro "bello" delle grandi occasioni, il libro del regalo canonico, del compleanno, del Natale della prima Comunione, al libro in tasca, per tutti i giorni, maneggevole, economico, inserito in un progetto di collana predisposta a misura di lettore, articolata per livelli di competenza, suddivisa in fasce d'età. "Gl'Istrici" e "I criceti" di Salani sfuggono a questa norma e, pur essendo ordinati in collana e identificati nelle librerie e nelle biblioteche come libri destinati ai bambini e ai ragazzi, si assimilano a tutta un'altra fetta della produzione della casa editrice di libri fuori collana : libri per tutti. C'è da dire che quest'ultimo passaggio, è diventato un must per molti editori, forse alla ricerca di un pubblico più vasto, da desensibilizzare all'etichetta apposta sui libri per l'infanzia.

Spagnol invece ha fatto una scelta radicale fin dall'inizio della produzione Salani, niente connotazioni, niente fasce d'età, e così motiva la sua decisione, in modo un po' paradossale: "Faccio l'editore di libri per ragazzi, e siccome ragazzo non sono, dovrei essere il primo a non leggerli; non metto le fasce d'età così li posso leggere. Ma al di là del gusto personale penso che questo comportamento possa far uscire dal ghetto il libro per bambini, e devo dire che questa è la cosa di cui andiamo più fieri in Salani. La fascia d'età si mette solo sui libri per bambini e non su quelli per adulti, e già questa discriminazione non mi piace, ma poi credo che la si indichi sostanzialmente per regalare o vendere il libro al "bambino giusto", senza prendersi l'incomodo o il piacere di leggerlo e di esaminarlo. Quello che fanno gli adulti con gli adulti, per le scelte, i consigli, i regali (il libro letto che ti è piaciuto, la recensione, uno sguardo al risvolto di copertina), non vedo perché non debba andar bene anche per i bambini".

Visto che l'editore è così tanto dalla parte dei bambini, delle loro scelte di lettori, dei loro diritti complessivi, viene spontanea la domanda su come la veda su una questione cruciale, documentata rigorosamente in alcuni saggi recenti ( per esempio, nella raccolta Oltre il giardino di Jack Zipes, Mondadori), che lanciano un allarme sullo scivolamento della letteratura e della lettura per l'infanzia verso prodotti di alta vendibilità, funzionali alle mode e ai profitti dell'industria culturale, destinati a trasformare i lettori in consumatori di marchi editoriali.

"Due risposte. La prima, la faccio dare a Margaret Atwood, con il suo libro sulla scrittura e la lettura, Negoziando con le ombre, che abbiamo pubblicato in Ponte alle Grazie. L'autrice racconta che un giorno incontra uno scrittore francese un po' snob, che le parla da collega, finge di non riconoscerla, poi teatralmente inscena l'agnizione: Ah, lei è quella che scrive best seller… E lei, di rimando: Sì, ma non faccio apposta. L'altra risposta: nonostante si dica della perdita di centralità del libro nel nostro tempo, penso che la letteratura sia un luogo in cui si creano tendenze, si creano mode, ma penso anche che se un editore o uno scrittore operano credendo di seguire le mode siano scrittori ed editori mediocri, viceversa sono convinto che la moda la creino i grandi; certamente se c'è un libro che ha creato una moda, questo, ancora una volta, è Harry Potter. E' chiaro che quando la moda comincia a radicarsi, si spinge l'acceleratore in quella direzione, anche se, per quanto riguarda Harry Potter, l'unica campagna di marketing si è basata sull'accordo dell'editore con i librai, perché tenessero aperte le librerie fino alla mezzanotte del fatidico giorno di uscita del libro, per permettere al pubblico degli affezionati impazienti di acquistarlo. Tutto qui. E' il cinema invece che ci ha dato dentro e ha esagerato".

Spagnol è anche l'editore di Ponte alle Grazie. Catalogo di scelte differenziate (narrativa, politica, impegno civile) "credo che abbia più identità di quando l'ho rilevato, ma identità sfaccettata, è così che mi piace".
Salani, Magazzini, Ponte alle Grazie. Da ultimo, viene da domandargli se riesca a trovare ancora il tempo di coltivare passioni note come la musica, la pittura, grandi amori da sempre frequentati: "Abbiamo anche più tranquillità di prima", dice.
E allora ci ricordiamo di Harry e della sua magica presenza, che ha tolto sicuramente molte preoccupazioni, affanni e permette di fare "musica moltissimo, con la pittura ho ripreso. E aprirò anche un negozio".
"Un negozio? e di cosa?" Lapidario, "di cucina". "Nel senso di gastronomia, prodotti alimentari? ma di che tipo?" "come si chiamerà?" Alle incalzanti domande, lui che le ha inevitabilmente provocate, lui, sornione, risponde : "fra un anno si vedrà".
Intanto esce un libro, presentato da Alessandra Casella, presso la Libreria Internazionale Ulrico Hoepli di Milano, naturalmente per i tipi di Salani. S'intitola, guarda caso, In cucina. Ed è di mamma. Elena Spagnol.

(dicembre 2002)

 
     
 


ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
realizzazione grafica di Lena Chiodaroli

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