"3 milioni
e mezzo, sì… (qualche rapido calcolo mentale)
sì, sono proprio tre milioni e mezzo le copie che abbiamo
venduto noi in Italia". Lo dice con orgoglio tranquillo,
con serenità pacifica, come ad enunciare un dato, certo
formidabile ma non da lasciare più con la bocca aperta,
sbalorditi. Ci si abitua a tutto. Anche a uno dei fenomeni più
incomprensibili e indagati del nostro tempo. Perché si
tratta di Harry Potter, delle vere e proprie passioni che suscita
fra adulti e bambini e delle magiche cifre che sfavillano nella
sua scia. Lui, ne è l'editore italiano.
Lui è Spagnol. Luigi. Il solo Spagnol. Altri ce ne sono
stati ( il grande Mario, il grande babbo, il mitico editore
di Longanesi & C. che da qualche anno se n'è andato).
Pesa la solitudine? Che cosa ha significato l'arrivo di Harry
Potter in un momento di disorientamento e di dolore? Il giovane
che dieci, dodici anni fa prendeva in mano la Salani degli Istrici
e
dei Criceti, collane che hanno fatto storia e che
permangono nella lieta formazione al gusto, al valore della
letteratura e della lettura di tanti e tanti bambini, dice:
"Harry Potter è arrivato quando mio padre moriva.
Harry Potter ci ha aiutato, me e il gruppo Longanesi, a superare
una situazione delicata, ci ha aiutato da un punto di vista
finanziario, ci ha dato la consapevolezza di potercela fare".
Harry Potter ha sicuramente significato soddisfazioni, soldi,
allargamento dell'attività, espansione. Harry Potter
ha permesso Magazzini Salani, società specializzata in
merchandising editoriale, (magliette, articoli di cartoleria,
gadget, bandane, pop-up…) legato a personaggi che nascono nei
libri e si trovano riproposti con altro profilo, in altra veste,
un po' giochi, un po' feticci, un po' tifoserie; una pratica
largamente utilizzata anche in passato, di commercio un po'
sacro e un po' profano (immaginette di santi, statuette di madonnine,
cuori di Gesù…). Devozioni allora, e devozioni oggi.
Ma se in fondo la tradizione da cui proviene il merchandising
editoriale è questa (a nostro avviso, di chi scrive),
c'è invece una variante sorprendente, legata a culture
e tempi odierni, che la surclassa e stride. La variante è
Emily. Chi è Emily?
"Emily nasce su uno skate-board, disegnata da un ragazzo
americano. Il disegno originale non l'ho mai visto, ma è
la stessa immagine che compare sulle magliette" (una piccola
dark lady, adagiata su fondo rosso, misteriosa, remota, solitaria,
circondata da gatti) .
Per una di quelle peculiari storie americane
che creano e propagano leggende come fenomeni di moda, Emily,
racconta l'editore, ha un percorso inverso rispetto al destino
che attende l'articolo di merchandising. Emily è un disegno,
un mito ( una parola), prima di diventare eroina del suo libro.
Emily the strange, in americano, Emily la stramba, per Magazzini
Salani, non sfugge alla sua sorte, ormai è un cult. Ma
chi l'ha ricondotta all'onore della pagina, da una vita così
movimentata su uno skate-board per strada e dopo essere transitata nei luoghi
giusti che vanno da S. Francisco a Boston, passando da Vancouver
sino alle boutiques più chic di Melrose e Santa Monica
a Los Angeles? "I Cosmic Debris, un gruppo di creativi
americani, che stanno in un magazzino di S. Francisco, sono
andato a trovarli, in un quartiere completamente nero dove lavorano
(e non ce n'è uno che sembri un po' normale). Sono loro
che hanno creato il logo, la maglietta, ne hanno costruito il
culto attorno, e poi per celebrarlo hanno fatto un libro e un
sito".
Sì, ma chi è Emily? Vedere il libro, scoprire
il gioco, snidare il paradosso. Assieme a Emily la stramba,
fanno parte della scuderia dei Magazzini, personaggi più
noti e più "normali": il Piccolo Principe,
Pippi Calzelunghe, Gino il Pollo, Pinocchio, e ovviamente
Harry,
che non pensiamo di lasciare fermo a quelle battute iniziali
sui suoi prodigi di piccolo mago ma, visto il consistente dossier
che lo riguarda, vogliamo sapere da Spagnol, che cosa ne pensa,
qual è il suo giudizio sull'opera e che opinione si è
fatto del clamoroso fenomeno suscitato dalla sua presenza nel
mondo.
"Sono sempre fatti inspiegabili. Indubbiamente una concatenazione
di eventi favorevoli elegge certi fenomeni rispetto ad altri,
e li fa emergere. Ma concomitanze altrettanto propizie si sono
presentate nella storia dell'editoria e non hanno "creato"
un Harry Potter. Evidentemente, questo Harry Potter ha molte
qualità per reggere, per essere all'altezza del fenomeno
che è diventato. Qualità narrative, per esempio.
Davvero straordinario l'impianto della saga, prodigiosa l'architettura
che costruisce un arco di tempo complesso e lunghissimo, di
ben sette libri, che alla fine saranno cinque, seimila pagine,
nemmeno Il Signore degli anelli è giunto a tanto. Ma
su tutto svetta una capacità suprema di costruzione di
un mondo parallelo (aspirazione massima della fiction), ricreato
nei minimi particolari, di rispondenza esatta al disegno complessivo
di cui molti sono ammiratori. E la Rowling s'è presa
davvero tutto il tempo narrativo necessario a questo…"
Ma cosa significa "tempo narrativo"? Che dura molto?
che dura poco? E' la lunghezza una qualità rispetto alla
brevità? E lui, Spagnol, dice un discorso lungo, ricco
di esempi, divaga, imbocca strade tortuose che portano alla
scena del teatro, alla presenza su quella scena, all'azione
che si svolge su quel palcoscenico. A ciò che si vede.
Costantemente, sempre. Ed è come se alludesse ad un tempo
annullato, a un eterno presente, ripreso gesto per gesto, atto
per atto, nel momento in cui si compie, ed è sempre compiuto.
Perché Harry c'è, non manca mai e con lui ci sono
e non mancano mai, Ron, Hermione e tutta la principale compagnia.
Fanno, vivono, pensano e agiscono, soffrono e ridono, sempre
davanti agli occhi del lettore. E così succede di volume
in volume, dice, dove se si trova racconto, discorso indiretto,
modulato nel modo e nel tempo del verbo coniugato, lo si incontra
solo come breve raccordo, come esigenza ineludibile fra un libro
e un altro.
La Rowling come Perec?
Essendo questa un'occasione ghiotta, di sentire l'editore sulle
fortune del suo mago, non si può sfuggire alla riflessione
e all'interrogativo se sia possibile che solo qualità
intrinseche, seppur tanto eccezionali, abbiano prodotto un fenomeno
mediatico di portata planetaria. E questa volta Spagnol vira
decisamente alla psicanalisi, invocando gli archetipi, la psiche
individuale e collettiva, riferendosi al Male e al Bene, non
come a categorie etiche e morali, ma come a "oggetti buoni
e cattivi", interni e primitivi, presenti agli albori di
ogni psiche umana. "Vandelmort non è solo il nemico
da affrontare e da combattere per Harry, ma è un vero
e proprio nemico interno, qualcosa che cresce, che lievita in
lui…"
Harry Potter ha la sua saga, come ce l'hanno molti personaggi
di levatura più modesta che da qualche tempo praticano
questi lidi lambiti dall'onda del successo, forse per aver successo,
forse pensando che sia la serie a garantirlo. Perché
la serie? Perché sembra che gran parte dell'editoria
di libri per ragazzi, per bambini si produca attorno e in nome
della serie? che di essa non se ne possa fare a meno?
"Penso male degli editori che prendono decisioni editoriali
esclusivamente sull'idea che si sono fatti del gusto altrui.
L'editore sceglie sempre in base a due criteri, il gusto personale
e l'idea che si fa del gusto del pubblico. Man mano che si fa
questo lavoro, diventa sempre più difficile distinguere
l'uno dall'altro e dopo vent'anni si è diventati bastardi
completi, come sostiene un autorevole personaggio. Se ci sono
comunque dei libri per cui si sente la necessità di fare
una serie, va benissimo; se invece si fanno delle serie perché
qualcuno dice che il mercato le favorisce, penso che chi si
comporta così non sappia fare il suo lavoro".
C'è un altro fenomeno che contraddistingue ormai in modo
strutturale la produzione di libri per ragazzi, attraversa tutti
gli anni Novanta, venendo dal decennio precedente, e ne modifica
la fisionomia tradizionale. Dal libro "bello" delle
grandi occasioni, il libro del regalo canonico, del compleanno,
del Natale della prima Comunione, al libro in tasca,
per tutti i giorni, maneggevole, economico, inserito in un progetto
di collana predisposta a misura di lettore, articolata per livelli
di competenza, suddivisa in fasce d'età. "Gl'Istrici"
e "I criceti" di Salani sfuggono a questa norma e,
pur essendo ordinati in collana e identificati nelle librerie
e nelle biblioteche come libri destinati ai bambini e ai ragazzi,
si assimilano a tutta un'altra fetta della produzione della
casa editrice di libri fuori collana : libri per tutti. C'è
da dire che quest'ultimo passaggio, è diventato un must
per molti editori, forse alla ricerca di un pubblico più
vasto, da desensibilizzare all'etichetta apposta sui libri per
l'infanzia.
Spagnol invece ha fatto una scelta radicale fin dall'inizio
della produzione Salani, niente connotazioni, niente fasce d'età,
e così motiva la sua decisione, in modo un po' paradossale:
"Faccio l'editore di libri per ragazzi, e siccome ragazzo
non sono, dovrei essere il primo a non leggerli; non metto le
fasce d'età così li posso leggere. Ma al di là
del gusto personale penso che questo comportamento possa far
uscire dal ghetto il libro per bambini, e devo dire che questa
è la cosa di cui andiamo più fieri in Salani.
La fascia d'età si mette solo sui libri per bambini e
non su quelli per adulti, e già questa discriminazione
non mi piace, ma poi credo che la si indichi sostanzialmente
per regalare o vendere il libro al "bambino giusto",
senza prendersi l'incomodo o il piacere di leggerlo e di esaminarlo.
Quello che fanno gli adulti con gli adulti, per le scelte, i
consigli, i regali (il libro letto che ti è piaciuto,
la recensione, uno sguardo al risvolto di copertina), non vedo
perché non debba andar bene anche per i bambini".
Visto che l'editore è così tanto dalla parte dei
bambini, delle loro scelte di lettori, dei loro diritti complessivi,
viene spontanea la domanda su come la veda su una questione
cruciale, documentata rigorosamente in alcuni saggi recenti
( per esempio, nella raccolta Oltre il giardino di Jack Zipes,
Mondadori), che lanciano un allarme sullo scivolamento della
letteratura e della lettura per l'infanzia verso prodotti di
alta vendibilità, funzionali alle mode e ai profitti
dell'industria culturale, destinati a trasformare i lettori
in consumatori di marchi editoriali.
"Due risposte. La prima, la faccio dare a Margaret Atwood,
con il suo libro sulla scrittura e la lettura, Negoziando con
le ombre, che abbiamo pubblicato in Ponte alle Grazie. L'autrice
racconta che un giorno incontra uno scrittore francese un po'
snob, che le parla da collega, finge di non riconoscerla, poi
teatralmente inscena l'agnizione: Ah, lei è quella che
scrive best seller… E lei, di rimando: Sì, ma non faccio
apposta. L'altra risposta: nonostante si dica della perdita
di centralità del libro nel nostro tempo, penso che la
letteratura sia un luogo in cui si creano tendenze, si creano
mode, ma penso anche che se un editore o uno scrittore operano
credendo di seguire le mode siano scrittori ed editori mediocri,
viceversa sono convinto che la moda la creino i grandi; certamente
se c'è un libro che ha creato una moda, questo, ancora
una volta, è Harry Potter. E' chiaro che quando la moda
comincia a radicarsi, si spinge l'acceleratore in quella direzione,
anche se, per quanto riguarda Harry Potter, l'unica campagna
di marketing si è basata sull'accordo dell'editore con
i librai, perché tenessero aperte le librerie fino alla
mezzanotte del fatidico giorno di uscita del libro, per permettere
al pubblico degli affezionati impazienti di acquistarlo. Tutto
qui. E' il cinema invece che ci ha dato dentro e ha esagerato".
Spagnol è anche l'editore di Ponte alle Grazie. Catalogo
di scelte differenziate (narrativa, politica, impegno civile)
"credo che abbia più identità di quando l'ho
rilevato, ma identità sfaccettata, è così
che mi piace".
Salani, Magazzini, Ponte alle Grazie. Da ultimo, viene da domandargli
se riesca a trovare ancora il tempo di coltivare passioni note
come la musica, la pittura, grandi amori da sempre frequentati:
"Abbiamo anche più tranquillità di prima",
dice.
E allora ci ricordiamo di Harry e della sua magica presenza,
che ha tolto sicuramente molte preoccupazioni, affanni e permette
di fare "musica moltissimo, con la pittura ho ripreso.
E aprirò anche un negozio".
"Un negozio? e di cosa?" Lapidario, "di cucina".
"Nel senso di gastronomia, prodotti alimentari? ma di che
tipo?" "come si chiamerà?" Alle incalzanti
domande, lui che le ha inevitabilmente provocate, lui, sornione,
risponde : "fra un anno si vedrà".
Intanto esce un libro, presentato da Alessandra Casella, presso
la Libreria Internazionale Ulrico Hoepli di Milano, naturalmente
per i tipi di Salani. S'intitola, guarda caso, In cucina.
Ed è di mamma. Elena Spagnol.
(dicembre 2002)
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