Risposta a una bambina
sono 1 bambina di 10 anni e mi
piace moltissssssimo leggere
storie d' avventura soprattutto
ciao ciao
virginia
E’
proprio una bella notizia quella che mi dai. E ti voglio ringraziare in
questo modo.
Tu
conosci Eva Ibbotson, una
signora intelligente e stravagante che per molti anni ha scritto “libri
pieni di streghe, maghi e creature assurde”? libri che s’intitolano
così : Fantasmi d’asporto e Fantasmi
in riserva, Miss strega e Streghe stregate, Passaggio
segreto al binario 13 (Harry Potter è arrivato dopo) e Le zie improbabili? Non
puoi non conoscerla. Impavida, ha sfidato tutte le più note convenzioni,
infischiandosene delle buone maniere e dandosi alle avventure narrative più
ardite, utilizzando come motore primo delle sue storie fantasia, humour e
ironia.
Be’,
sono convinta che questa signora tu la conosca, e anche se non la
conoscessi, dopo la presentazione che ne ho fatta, sono sicura che la
conoscerai, se non altro per quest’altra stravaganza che ti racconto e
che ti raccomando per due ragioni. Si tratta del suo ultimo romanzo,
pubblicato da poco in Italia, da Salani, come tutti gli altri suoi libri,
s’intitola Trappola sul fiume mare (sottotitolo Viaggio in Amazzonia)
e le due ragioni si chiamano: avventura
e cambiamento di rotta rispetto
ai romanzi precedenti.
Eva Ibbotson
Trappola sul Fiume Mare
Illustrazioni di Teresa Sdralevich
Salani (Gl'Istrici), 2003
p. 296, € 8,00
Trattandosi
della Ibbotson, ci si aspetterebbe di aprire pagina e di vedere saltar
fuori subito la strega. Ti aspetteresti anche l’ambientazione solita,
che attinge alla realtà quel tanto da non sconfiggerla definitivamente a
favore di una fantasia messa a freno solo da propositi narrativi. E invece
no, questa volta no. Perché
la strega non è esplicita, e se c’è viaggia sotto altre spoglie.
Vogliamo fare due gemelle, che qui in questa storia soppiantano un po’
le sorellastre di Cenerentola?
Il
romanzo si apre e, come si fosse a teatro, la scena definisce
immediatamente l’ambiente e l’epoca in cui ci troviamo. Fine
Ottocento, Inghilterra, una scuola per signorine. E’ da lì che parte la
storia di
Maia, orfana bambina, in attesa di una sistemazione in famiglia.
Vista
la scelta, non sembra proprio di stare dalle parti della Ibbotson. Non ci
sono i personaggi che fanno di solito per lei, e non l’annuncio di un
intreccio noto (fantasmi, streghe, esserini di improbabile riscontro). Sembra
invece di essere capitati in una storia sbagliata, magari in uno di quei
drammoni che si usavano nei bei tempi andati, con orfani, tutori e
governanti un po’ malvagie. E infatti l’orfana c’è, il tutore
pure, ed è persona animata da ottime intenzioni, e la governante anche,
miss Minton, enigmatica, tutta da scoprire, che alla lunga sembra
diventare magica come Mary Poppins.
Con
queste premesse, ci si immaginerebbe una storia che si svolge in un
interno: l’organizzazione del collegio, lo studio, la condotta, il cibo,
il rito del tè, le buone maniere, l’atmosfera attutita e educata. Non
si penserebbe mai all’avventura che attende noi lettori assieme
all’eroina, ai numerosi comprimari, e ai personaggi vari e secondari che
popolano questo nuovo universo inventato da Ibbotson.
Il viaggio di Maia
incontro a una famiglia, è viaggio lungo in terra d’Amazzonia.
Terra a quei tempi, i tempi del romanzo, ancora di giungla non violata,
intatta e rigogliosa, ricca di piante, animali, paesaggi; terra di ritorno
alla natura, come vagheggiavano molti spiriti romantici. Terra di cui s’innamora Maia con un trasporto forte e sconosciuto, una
spinta all’avventura, a conoscere la vita al di fuori della civiltà .
Nei
dintorni di Manaus, a ridosso della giungla, vive la famiglia cui è stata
destinata la bambina. Madre, padre, gemelle, schierati sul pontile ad
attendere lei e la sua governante Minton. Basta uno sguardo a noi lettori,
per capire quello che Maia sulle prime non vuol capire. Con pochi tocchi
magistrali, Ibbotson ci mette sull’avviso. Attenti alla nocività degli
individui! sono avidi, sono sciocchi!
Padre imbroglione, di imbrogli plurimi e continui, da
condanna, e perché? per via di una passione torbida e stolta, il signor
Carter è collezionista di occhi, occhi di vetro, protesi per gli umani
orbi. Madre fobica e ossessiva, con il terrore della contaminazione: la
giungla è lì con i suoi tentacoli, animali e altre terribili intrusioni
da tenere lontano, alla larga, con molti spray e disinfestazioni. E le
gemelle: supremamente perfide e invidiose.
Non
è facile per una bambina come Maia, ferita dalla sorte, sensibile, ma
naturalmente aperta, capire la meschinità e la cattiveria di quelle
persone. Per fortuna ci sono Miss
Minton, il direttore del museo, i ragazzini russi trapiantati in Amazzonia
e anche l’attore Clovis, e soprattutto Finn, il sangue misto, il
buon selvaggio, addestrato alla civiltà, che sa molte lingue: i dialetti
degli indios, l’inglese e anche il latino. Finn
che rappresenta il ponte tra l’occidente avanzato da cui proviene Maia e
la condizione di una civiltà ai primordi, che si riferisce ancora per
intero alla natura. Cultura e
Natura continuamente a confronto, e una scelta finale davvero
sbalorditiva.
Non
è bene raccontare tutto di un romanzo, soprattutto se è molto ricco di
intrecci e di misteri, con storie umane
annodate l’una all’altra, perché già annodate dal destino, o
da motivi di affinità e di elezione. Comunque, nel racconto che procede,
disseminati ad arte, messi in evidenza, molti indizi instradano il
lettore, perché si orienti, e al momento giusto non si faccia sorprendere
troppo dai colpi di scena, che pure ci sono e stupiscono e meravigliano.
Inseguimenti, fughe, sostituzioni di persona, riconoscimenti, come nel più
classico dei romanzi d’ appendice.
Ibbotson
veleggia alla grande in questo suo vasto romanzo: ne avvertiamo la
presenza costante e i travestimenti strategici: la strega che in lei
alberga si fa ora discreta e ora prepotente, disponendo della solita
bacchetta, dalla quale trarre magie continue. Per un carattere, un
personaggio, una situazione. Con il proposito scontato di fare innamorare
di sé il lettore.