Carthusia Edizioni compie 25 anni (Auguri!). Uscite recenti
della sua produzione di libri per bambini e ragazzi.
Arrivano insieme, qui, sulla scrivania del recensore. Sufficienti
nella quantità e nella diversificazione dei temi trattati, tanto da
poter riflettere anche sull'impresa che li ha generati, questi libri.
Carthusia Edizioni, condotta da Patrizia Zerbi, a capo di una
redazione tutta al femminile, ha una sua ben identificabile fisionomia
nel panorama editoriale italiano del settore di libri per bambini e
ragazzi.
La casa editrice ha adottato, fin dalla sua nascita, nel 1987, una strategia di alleanze (con enti pubblici e
privati, fondazioni, associazioni) che le consentono di operare
raggiungendo più agevolmente l'obiettivo della sua mission.
Carthusia lavora avendo come punto di riferimento il sociale, su più
fronti, guardando alla libreria e a progetti speciali, fuori
commercio, in partnership.
Produce libri che sollecitano bambini e ragazzi alla buona pratica
della lettura, dirottandoli, di
volta in volta, attraverso narrazioni incisive, a riflettere tanto
su se stessi quanto sul mondo in cui vivono; i temi toccati
riguardano la tutela dell'ambiente e la salute, la multiculturalità
e il disagio minorile, l'adozione e l'affido, l'ospedalizzazione e i
luoghi della cultura, "buttandosi a pesce", come ci fanno sapere,
"su ogni argomento di cui sia giusto parlare".
Perché ciò avvenga, accanto alla cura formale dei volumi,
all'originalità dei formati, agli accorgimenti cartotecnici
(spesso al libro s'accompagnano anche kit didattici, pieghevoli,
schede, cd), l'editrice ricorre alle competenze e al talento di
molti, alcuni di essi apparentemente esterni al prodotto editoriale.
Per esemplificare, se il soggetto, attorno a cui ruota la costruzione di un libro, è un
"dato sensibile" della psicologia del bambino (a caso,
l'ultimo uscito della collana "ho bisogno di una storia",
Io non mi separo,
con al centro il vissuto di un bambino che sperimenta la separazione
dei genitori), prima di essere scritto e illustrato, prima di
poterlo prendere in mano quel libro, ci vuole il tempo che si
riuniscano, discutano, producano idee, esperti di psicologia
e mediazione familiare, consulenti in materia
degli autori di testi e illustrazioni, nonché di coloro che provvedono
alla realizzazione complessiva del
progetto editoriale.
Solo allora (rimanendo al caso), Beatrice Masini può pensare a una
storia da raccontare ai bambini e Monica Zani intervenire con
illustrazioni che ne rafforzino il senso. Che poi è questo.
Per affrontare la sua causa (no, che lui non vuole che i genitori
si separino, comunque la mettano e la stanno mettendo sul noi ci
separiamo volendoti sempre bene tu non c'entri siamo noi grandi che
cambiamo e adesso ci vogliamo bene solo come amici), il bambino
di Io non mi separo sulle prime, "ignora". Stando a lui, tutto dovrebbe essere come
prima. Non è che prima le cose fossero messe così bene, ma era
"prima", e loro tre erano insieme. Ma poi, adesso, è "dopo", e
tutto succede per davvero. "Prenderlo", "portarlo". Neanche
fosse diventato un pacco. Io (mamma), tu (papà). Tu di qua, io di
là, e lui, il bambino, lì in attesa. E' l'occasione per lui, per il
bambino, di riflettere su come stavano le cose prima, l'occasione
per prepararsi al suo domani.
Dalla parte del bambino, guardando proprio con i suoi occhi,
ragionando con i suoi ragionamenti, sentendo forte come solo il
cuore del bambino sente, Beatrice Masini s'avventura in quel
percorso che imboccano tutti i bambini che si trovano a vivere la
condizione del suo personaggio. Doppia casa, doppia pizza, doppia
storia della buonanotte. Doppia vita. Sono piccoli passaggi messi in
scena per raccontare piccoli strappi, che progressivamente invadono
ogni ambito. Abitudini e affetti sovvertiti, che forse, col tempo,
troveranno riparazione. E' questo il messaggio, che a poco a poco
emerge dalle pagine del libro, attraverso un racconto che è stato
orientato alla speranza (dagli specialisti indicati prima) ma che
trova molto spazio nelle parole belle della realizzazione creativa
dell'autrice.
Immagini ferme, come pause nella pagina,
simboleggiano i luoghi significativi della storia narrata. Età
dai 5 anni.
"Qualche consiglio per gli adulti", completa il volume di Carthusia,
portato a compimento con il concorso di molti: Servizio Il Cerchio
per la Asl Mi 1, Servizio di mediazione familiare per la Asl Monza e
Brianza; bambini, insegnanti e dirigenti di alcune scuole di Milano
e dintorni.
Beatrice Masini, Io non mi separo, illustrazioni di
Monica Zani, Carthusia, 2011, p.32, €15,90. (Età: dai 5 anni)
Da quest'esempio nella "confezione"
di ogni volume prodotto dalla casa editrice, con i distinguo
necessari di competenze e di soggetti coinvolti, ci piace arrivare
anche a queste altre uscite recenti: Questa non me la fumo e
Ada e i rifiuti, volumi di finalità educativa specifica,
ricercata attraverso l'allettante espediente di una storia, integrata
da altri
elementi, che contribuiscono a un'informazione puntuale e corretta
dell'argomento trattato.
Fin
dal titolo, il libro gioca sul gergo e sui molti sensi
che spesso hanno le parole.
"Questa non me la fumo..." diventa il refrain di quattro
racconti inventati da quattro piccoli amici per mettere in guardia
coetanei ed adulti sui rischi del fumo.
Ospitati in un grande volume (32x32cm), con illustrazioni
indovinate, che s'affacciano alla pagina come "riprese" di primo
piano, quasi a inseguire espressivamente ogni variazione nelle
vicende narrate, i racconti si lasciano andare alla verve e al
carattere di ogni singolo narratore, inclinando comunque tutti alla
suggestione di un genere un po' surreale. Facendosi beffe del bello della scuola, rendendolo ridicolo e grottesco nel suo fumare; rimeggiando a tempo di rap, tanto sui danni del fumo
quanto sulle false credenze che ne accreditano il fascino;
rincarando sull'effetto di ottundimento di sapori ed odori che il fumo produce,
occasione per stilare una "graduatoria odorosa" nella quale
collocare gli amici e, in cauda venenum, assegnando lo stigma peggiore alla gestante
che fuma.
Complementari ai racconti, rimandi "interattivi", graficamente
evidenziati in piccoli box, s'inseriscono nelle illustrazioni, per
informare, incoraggiare comportamenti corretti, sostenere le buone
pratiche.
Ma siccome "non è mai troppo tardi", anche chi ha peccato si può
ravvedere: smettendo subito.
Come nella tavola di un trattato di anatomia, ma spaccato a metà,
parte buona e parte cattiva, l'omino della "dimostrazione"
dell'ultima pagina "espone" tutti i vantaggi salutari ed estetici
che attendono il fumatore pentito.
L'argomento si presta: qualche volta il tono sembra po' predicatorio, impressione presto fugata, da un gesto, un'
uscita, dal ritornello "questa non me la fumo", che lo
alleggeriscono, il tono, non rinunciando all'affermazione di fondo:
il fumo fa male.
Il libro ha un antecedente in una edizione editoriale fuori
commercio, approntata per una campagna di sensibilizzazione sui
corretti stili di vita, rivolto ai bambini delle classi quarta e
quinta della scuola primaria, promossa dall’associazione Walce onlus
(Women Against Lung Cancer in Europe) in accordo con Carthusia
Edizioni.
Sabina Colloredo, Giulia Ghigini, Questa non me la fumo,
Carthusia, 2011, p.36, € 15,90. (Età: dagli 8 anni)
Educazione
ambientale: raccolta differenziata e riciclo dei materiali. Per i
più piccoli. Per questo, "in anteprima" vengono chiamati in causa i
genitori: cari genitori, leggete il libro con i vostri bambini,
addentratevi in quelle pagine insieme con loro, siate disponibili
all'ascolto di quel che chiedono e infine seguiteli nelle attività
proposte alla fine del libro.
Cosa succede? Perché un disordine imprevisto butta all'aria la casa?
Se lo chiede Ada, avanzando cauta fra le pagine del libro grande,
scritto a lettere grandi e maiuscole, semplice e chiaro in quel che
dice, geometrico, didascalico e festoso nei suoi bei disegni a
colori.
Papà e mamma hanno deciso di fare una grande pulizia, di buttare via
le cose inutili che ingombrano, tolgono ordine e spazio in casa. Genitori indaffarati ma non distratti. Mentre
s'affannano, spostano, buttano, raccolgono, dividono, e la
piccola s'aggira un po' spaesata, loro trovano il modo di sollecitare la sua curiosità spontanea e di
rispondere alle sue domande. Perché i vecchi giornali e le bottiglie
di plastica non stanno nello stesso sacco insieme? perché ce ne
vogliono due? Per essere divisi, dice la mamma; cosi si trasformano
e diventano altri oggetti dice papà. Ada non si accontenta e a letto
prima di addormentarsi ci pensa su. Così fanno i bambini.
All'indomani trova una risposta: accanto al piatto della prima
colazione (nel bellissimo disegno), vicino alle agli scatoloni
della spazzatura (nel testo), Ada (mettendo d'accordo la versione
diversa degli autori) trova un quaderno: "fatto con la carta rinata
da tutti i vecchi fogli". Così capisce che babbo e mamma avevano
ragione.
Ada, che disegna nel suo quaderno, fa da traino al bambino che
legge. Aiutato dai suoi genitori, anche il lettore potrà
"riciclare", ottenendo il suo quaderno e il suo disegno: le
istruzioni sono a disposizione, nelle ultime pagine del libro,
assieme a quelle per preparare "il bowling fai da te" e, non è
finita, anche l'occorrente per "documentare" la buona azione
quotidiana nella separazione dei rifiuti e nel riutilizzo di vecchi
oggetti.
Il libro è stato realizzato nell'ambito del progetto "Bambini
diamoci una mano... per un mondo migliore", con la collaborazione di
Associazione Culturale Pediatri per Un Mondo Possibile".
Adonella Comazzetto, Marianna Turchi, Marissa Morelli, Ada e i
rifiuti, Carthusia, 2011, p.30, € 15,90. (Dai 4 anni)
(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it)